Partii da Milano con la mia auto assieme a Katia e a Oscar che durante il viaggio raccontò la sua storia di quando era ragazzino. Negli anni della Seconda guerra mondiale dopo l’8 settembre si trovava in Italia con la sua famiglia e fu internato nel campo di concentramento per ebrei di Ferramonti che si trovava nei pressi di Tarsia in Calabria. “Ricordo quel periodo come una bellissima vacanza” – mi disse -“Spesso ci allontanavamo per andare a passeggiare nei campi o a raccogliere le more e la cicoria e il guardiano si raccomandava affinché non rientrassimo molto tardi per via di una eventuale ispezione”. Continuando: “Ci fu un cambio della guardia con un nuovo comandante del campo che al suo arrivo aprì una grossa valigia e distribuì a noi bambini frutta, biscotti e caramelle. Poi ci dissero che quel campo sarebbe servito per internare dei prigionieri di guerra e ci mandarono al confino in alcuni paesi del Nord. Alla mia famiglia toccò Arsiero, un paese nei pressi di Vicenza, presso una famiglia. Ed è proprio lì nella sala parrocchiale che vidi i film dei telefoni bianchi che mi piacevano moltissimo. Poi un giorno ci avvertirono che stavano arrivando i tedeschi e allora il parroco, il gerarca e il capo del partito comunista, tutti assieme ci aiutarono a passare il confine e raggiungere la Svizzera. Durante la fuga sulle montagna mia madre perse un mio fratellino che aveva in grembo. Dopo la guerra i miei, sempre in contatto con la famiglia che ci aveva ospitato, tornarono ad Arsiero per scagionare il podestà che era stato arrestato. Queste cose possono succedere soltanto in un paese come l’Italia”.
Mentre Katia ed io stavamo ascoltando affascinati questo straordinario racconto mi accorsi che la successiva uscita sull’autostrada sarebbe stata quella di Vicenza e, siccome non avevamo fretta, proposi di recarci ad Arsiero che era distante da Vicenza solo una ventina di chilometri. A Oscar non sembrava vero: “Sono 50 anni che manco da Arsiero” disse e poi un po’ confuso e forse timoroso aggiunse: “Ma è lontano! Forse poi arriveremo tardi a Venezia!” Quasi avesse timore di rivedere quei posti.
Arrivammo ad Arsiero e parcheggiammo la macchina in piazza. Oscar era emozionato e ci indicava quei luoghi che non erano stati mai cancellati dai suoi ricordi. “Lì c’era il cinema..e lì la scuola..ecco il giornalaio dove comperavo i giornaletti di Dick Fulmine e di Ciclone!” Nel frattempo stavamo camminando per la strada principale del paese e ad un tratto Oscar si arrestò davanti ad una porta. “Ecco…Io e la mia famiglia abitavamo qui!” Aveva quasi timore di bussare e io lo aiutai a farlo. Dalla porta usci una signora anziana che immediatamente esclamò: “Oscar..cossa ti fa qui?”. Poi i due si abbracciarono a lungo mentre Katia non riusciva a trattenere le lacrime ed io a nascondere la mia commozione.
A proposito dei fatti raccontati, Oscar nelle interviste ha sempre dichiarato di essere grato al nostro Paese per come è sempre stato trattato. Arrivammo al Lido di Venezia a tarda sera e l’indomani iniziammo le prove per la trasmissione assieme a Bruno Longhi e a Luciano Milanese. La trasmissione era condotta dal giornalista Beniamino Placido che avevo sempre ammirato per la sua cultura e la sua sensibilità artistica; cose che non vanno più d’accordo con la Rai, oggi culturalmente al livello di un grosso supermercato di periferia (vedi la pubblicità all’interno dei programmi come una qualsiasi Tv privata).
A Venezia ci raggiunse anche Romano Mussolini per unirsi a noi al pianoforte durante la sera per intrattenere i clienti dell’Excelsior. Oscar e Romano fecero così conoscenza e in nome del jazz si strinsero la mano dimenticando le leggi razziali volute dal Duce che avevano cambiato il destino della famiglia di Oscar. A Venezia incontrammo Maria Mercader, Massimo Serato, Monica Vitti, Alberto Sordi, Carlo Verdone, Manuel De Sica e Pupi Avati che coinvolgemmo a suonare con noi il clarinetto in trasmissione.
Dopo il Festival, Oscar e io raggiungemmo ancora Lugano per registrare altri tre special televisivi dedicati questa volta a Jack Teagarden, a Fats Waller e a Nick La Rocca. Al trombone da Londra arrivò Roy Williams senza alcun dubbio il miglior trombonista europeo, e dagli Stati Uniti ci raggiunse il clarinettista Kenny Davern con il quale subito dopo facemmo una tournée in Germania.
Dopo la partenza di Kenny Davern raggiungemmo Vienna e suonammo per una settimana al “Jazzland” registrando contemporaneamente una serie radiofonica per la Orf. (Continua…)