Dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, l’ho pensato da non cattolica leggendo l’annuncio di Jorge Maria Bergoglio: in occasione del Giubileo la Chiesa perdonerà le donne che si saranno pentite di aver abortito. Bergoglio fa il suo mestiere di Papa e temo non rientri tra i suoi compiti occuparsi di autodeterminazione delle donne. Se ogni cittadino e ogni cittadina avesse ben chiaro dentro di sé ciò che appartiene allo spazio religioso e privato e ciò che deve essere invece della sfera pubblica e delle leggi vivremmo in una società maggiormente rispettosa dei diritti di tutti e in particolare di quelli delle donne. Ma nel nostro Paese c’è una scarsa distinzione tra quegli spazi.
In un momento di riaffermazione dell’integralismo cattolico con tanto di sentinelle in piedi, deliranti ossessioni contro il “mostro” del gender e feti portati in processioni cariche di odio per le donne assassine (con la partecipazione di sindaci in fascia tricolore) mi pare siano da cogliere con interesse le parole di misericordia per le donne che hanno abortito se non altro perché rinfrescano la memoria ai cattolici fanatici. Il Cristianesimo nacque come religione del perdono e i cattolici e le cattoliche che scagliano pietre di odio contro le donne che hanno abortito non sono molto in sintonia con i principi della fede che dicono di professare. Non possiamo pretendere che la Chiesa cessi di esprimersi contro l’aborto nella speranza di poter esercitare finalmente il diritto laico alla salute riproduttiva e alla scelta delle donne, né tantomeno pensare che i diritti civili (riconoscimento delle coppie di fatto e matrimonio tra omosessuali) siano ostacolati solo a causa del veto del Vaticano che certo svolge bene il suo lavoro anche perché trova scarse resistenze sul suo cammino.
Qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che all’Ospedale Bassini di Milano è stato sospeso il servizio di interruzione volontaria della gravidanza. Si sta avverando quanto i ginecologi della Laiga denunciano da tempo, in Italia da qui a qualche anno la legge 194 sarà resa completamente inefficace a causa dell’obiezione di coscienza. Il sabotaggio della legge non eliminerà l’aborto come fenomeno bensì lo ricaccerà nella clandestinità da dove, la società civile lo aveva sottratt0 trentanni fa. Le donne più povere saranno quelle maggiormente penalizzate perché si sottoporranno ad aborti eseguiti senza l’assistenza sanitaria adeguata mentre le donne abbienti potranno abortire in maggior sicurezza pagando medici o recandosi all’estero.
La società laica che accoglie i diritti delle donne sta perdendo la partita contro l’integralismo cattolico e il diritto all’autodeterminazione delle donne sta lasciando lo spazio ad antiche prassi di controllo sul corpo femminile. Ma chi è rimasto in campo a disputare la partita? La grande beffa è che una delle conquiste più importanti delle donne per la loro salute riproduttiva sta capitolando sotto i colpi dell’obiezione di coscienza con un Parlamento che non ha mai avuto una maggioranza di donne così alta nella storia della Repubblica. La ministra Lorenzin inforcando un paio di occhiali rosa continua a sostenere che i rapporti annuali sull’applicazione della legge 194 rivelano che va tutto bene e grazie al nuovo che avanza nel governo Renzi si è ispirata a Mussolini e a Ottaviano Augusto varando un progetto per la fertilità degli italiani.
Ora vogliamo prendere atto che in Italia neppure il movimento delle donne riesce a catalizzare una protesta adeguata per la posta che c’è in gioco? Forse dobbiamo davvero cominciare ad affrontare il tabù laico sull’aborto come scriveva Loredana Lipperini poco più di un anno fa dopo il tradimento dei sei eurodeputati Pd che bocciarono la risoluzione Estrela rivelandoci che in Italia non abbiamo partiti laici e purtroppo la società laica è incredibilmente inerte.