Il ras delle cooperative romane, indicato come uno dei principali esponenti di Mafia Capitale, tenta quindi di uscire dall'inchiesta su Massimo Carminati con una pena abbastanza leggera. Già a giugno voleva patteggiare una condanna a tre anni e sei mesi, ma la procura aveva deciso di opporsi
Un patteggiamento di pena, nonostante i pm non considerino credibile la sua collaborazione. Salvatore Buzzi ci riprova: i suoi legali hanno depositato oggi una richiesta di patteggiamento a 3 anni e 9 mesi di reclusione. Il ras delle cooperative romane, indicato come uno dei principali esponenti di Mafia capitale, tenta quindi di uscire dall’inchiesta su Massimo Carminati con una pena abbastanza leggera. La richiesta di patteggiamento riguarda le accuse di associazione per delinquere semplice, corruzione, turbativa d’asta e intestazione fittizia di beni. Non c’è quindi l’aggravante del metodo mafioso, che però è stato riconosciuto però dalla Cassazione dell’aprile scorso. Buzzi anche ha chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere, dove è rinchiuso da dicembre.
Buzzi nei mesi scorsi aveva accettato di rispondere alle domande dei pm della procura di Roma. Cinque lunghi interrogatori, durante i quali mette in fila i nomi di 30 politici: due ex assessori assessori di Alemanno, 18 consiglieri comunali , cinque presidenti di municipio e cinque assessori di Ignazio Marino che avrebbero beneficiato di tangenti, assunzioni e altri tipi d’utilità. Gli inquirenti però non hanno valutato come credibile la testimonianza del ras delle coop, “per la scarsa plausibilità logica della ricostruzione dei rapporti con Alemanno, delle erogazioni nei suoi confronti di utilità economiche che non avrebbero avuto ragione se non in forza di un’esplicitazione di un accordo corruttivo”, scrivevano i magistrati capitolini.
“C’è un evidente contrasto – aggiungevano – con alcune conversazioni intercettate nella ricostruzione dei suoi rapporti con Carminati”. Secondo gli inquirenti Buzzi non è credibile anche per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini e per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese”. Già a giugno Buzzi voleva patteggiare una condanna a tre anni e sei mesi, ma la procura aveva deciso di opporsi. Dopo essere stato interrogato per ben cinque volte dai pm, senza guadagnare il bollo di collaboratore di giustizia, Buzzi adesso ci riprova. Nel frattempo si avvicina il 5 novembre, quando inizierà il maxi processo a Mafia capitale: tra i 59 imputati lo stesso ras del coop.