Roberto Cortinovis, ricercatore della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità), spiega che la strategia della Merkel mira a chiedere la collaborazione dell'Europa, visto che a Berlino entro il 2015 arriveranno 800mila persone. E a "dare una risposta a tutti quei Paesi che si sono già spesi per garantire accoglienza”
“Quella della cancelliera tedesca, Angela Merkel, è la seconda fase della strategia pensata dal governo di Berlino in materia di immigrazione: dopo l’apertura ai rifugiati siriani, è arrivato il momento di chiedere maggiore impegno e garanzie anche agli altri Paesi europei”. Così Roberto Cortinovis, ricercatore della Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità), interpreta il dietrofront del governo tedesco che, dopo aver aperto le porte del Paese ai siriani, ha chiesto una sospensione temporanea di Schengen e maggiori controlli alla frontiera del Brennero, da dove transitano i migranti diretti in Baviera. “La scelta – dice il ricercatore – è conseguenza anche delle richieste dei governatori delle regioni maggiormente interessate dal flusso di migranti, come la Baviera, ma è anche un modo per far capire all’Europa che, adesso, è arrivato il momento di dare una risposta a tutti quei Paesi che si sono già spesi per garantire accoglienza”.
I circa 800mila arrivi previsti in Germania entro la fine del 2015 preoccupano Berlino. Il governo tedesco sa di non poter accogliere un così alto numero di rifugiati e per questo motivo sta correndo ai ripari facendo pressione sugli altri membri dell’Unione Europea. “La Germania è e continuerà a essere il paese che offre più aiuto ai richiedenti asilo – continua Cortinovis – Certo, gli 800mila arrivi, rispetto ai circa 250mila previsti inizialmente, sono un numero molto elevato. È in quest’ottica che, a mio parere, devono essere lette le mosse tedesche. Loro hanno aperto le porte ai rifugiati siriani in arrivo, ma dall’altra parte si sono rivolti all’Europa chiedendo più garanzie. In questo contesto si capisce il motivo di questo improvviso ‘blocco’ del flusso migratorio dall’Italia”. Senza una cooperazione comune europea, la Germania rischia di veder arrivare centinaia di migliaia di migranti provenienti dalla rotta mediterranea e da quella balcanica.
L’apertura ai rifugiati siriani, quindi, si colloca all’interno di una strategia in cui la Germania chiede maggiori garanzie all’Europa e, in questo caso, a Paesi come l’Italia. “Scegliere di accogliere i siriani non è una mossa troppo difficile da giustificare – spiega Cortinovis – In questo momento sono la popolazione che più di tutte necessita di aiuto a causa della guerra, anche se è sbagliato dire, come fa qualcuno, che i migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana sono migranti economici, quando invece anche loro fuggono da situazioni di pericolo, da guerre o da regimi dittatoriali.
Inoltre, i siriani sono più facilmente integrabili rispetto agli immigrati di altre nazionalità: sono generalmente più ricchi, non a caso riescono a compiere il viaggio in tempi minori perché hanno più possibilità di pagare i trafficanti, hanno un livello di scolarizzazione più elevato e, quindi, possono essere considerati anche una risorsa dal punto di vista professionale”. Dopo questo passo in avanti, la Germania ha però avanzato le proprie richieste: ha chiesto all’Europa di farsi carico di una parte degli immigrati e all’Italia di rafforzare i controlli e identificare i migranti che sbarcano sulla Penisola. “Così – continua Cortinovis – si crea però una sorta di scontro tra chi, come la Germania, vuole evitare che nasca un flusso incontrollato che dall’Italia porti i migranti in Baviera e chi, come il governo italiano, sa che identificare tutti gli immigrati senza garanzie da parte degli altri Paesi dell’Unione vorrebbe dire farsi carico di centinaia di migliaia di persone”.
Twitter: @GianniRosini