E’ notte, ma al Lido fa ancora tremendamente caldo. Sono tutto sudato. Mi siedo su una panchina del lungomare. Il cantiere della settantaduesima Mostra d’arte cinematografica è ancora in pieno fermento. Trapani e martelli, ma soprattutto tante persone sono all’opera per completare scenografia e servizi che sembra volerci un miracolo perché domani (oggi per chi legge) siano pronti. E’ finita da poco la presentazione di Storie sospese, quarto film di Stefano Chiantini, una sorta di anticipazione di quello che da accadrà nelle sale della Mostra. Un film sospeso come appunto suggerisce il titolo, che suggerisce tre o quattro chiavi di lettura, senza decidere con fermezza quale adottare, ma con dalla sua il pregio della pulizia formale e della forza della recitazione di tutti gli attori coinvolti. A suo modo un film importante:
Ad oggi in Italia esistono centinaia di cantieri aperti, deputati alla modernizzazione delle infrastrutture.
Il completamento delle opere è spesso condizionato da ingerenze politiche, infiltrazioni mafiose e pratiche clientelari.
Questo sistema corrotto determina progetti inadeguati, talvolta inutili, e tempi di realizzazione incerti.
Inoltre nessuno si assume la responsabilità delle conseguenze sul territorio e le proteste dei cittadini restano quasi sempre inascoltate.
Questo film è dedicato agli abitanti di Ripoli e a tutti coloro che cercano di sovrastare il rumore dei cantieri con la loro voce.
Storie sospese finisce con la dedica ai cittadini di Ripoli, un piccolo borgo che fa parte del comune di San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna. Quaranta dei circa quattrocento suoi abitanti da tempo sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni perché gli scavi della galleria Val di Sambro della Variante di valico, cioè del raddoppio che affianca l’Autostrada del Sole nel tratto appenninico da Barberino di Mugello a Sasso Marconi, hanno fatto muovere una vecchia ed enorme frana. Dal 2001, data di inizio dei lavori, ad oggi, prima per qualche millimetro, poi per diversi centimetri all’anno il paese si sta spostando, costringendo le autorità a chiudere la chiesetta del borgo, ad evacuare alcune abitazioni e a tenerne sotto monitoraggio quotidiano altre centoquaranta. La popolazione di Ripoli è in lotta da anni, guidata dal geometra Dino Ricci, che è riuscito grazie all’intervento della Magistratura solo a rallentare i lavori. L’opera, costata praticamente il doppio di quanto preventivato, da tre miliardi e mezzo di euro a sette miliardi, è quasi giunta alla conclusione. Anche se intanto il viadotto Rio Piazza della vecchia Autostrada del Sole che passa a monte del paese continua a spostarsi.
Storie sospese, nella sua seconda parte, si ispira profondamente a quanto accaduto a Ripoli. Il film non è solo quindi la vita dura e solitaria dei rocciatori che lavorano sulle montagne per proteggere le nostre esistenze, non è solo l’amicizia che finisce tragicamente per un incidente sul lavoro, non è solo la difficoltà a ritrovarsi da parte di chi è abituato a vivere lontano dalla famiglia, non è solo un incontro tra un uomo che lavora senza chiedersi troppi perché e una donna che combatte per difendere il proprio territorio, ma è anche la storia di una comunità spaccata da interessi contrastanti che arrivano a mettere a repentaglio la vita di tutti i suoi componenti.
La notte avanza. Davanti alla Sala Grande adesso non c’è più nessuno. Solo una guardia giurata seduta sui gradini di accesso alla passerella. Ora è certo: tra qualche ora inizia la Mostra.