Oltre l’euro, Le ragioni della sovranità monetaria: il titolo dell’ultimo libro (Arianna Editrice) che ho scritto assieme ad Alessandro Bianchi vuole proprio partire da questa tesi, ovvero che non esiste un universo finito e dai confini invalicabili – così come ci è stato raffigurata l’Eurozona – ma che si possa ricostruire e immaginare una società e un modello economico diverso e sostenibile, non più calato dall’alto su indicazioni di stretta osservanza neoliberale.
Per farlo abbiamo pensato di raccogliere i contributi delle menti che più hanno aiutato in questi ultimi anni a fare luce sul buco nero creato dall’Eurozona: si va dall’anatomia economica dell’Eurozona ricostruita da Alberto Bagnai, passando per l’ultimo saggio di Giuseppe Guarino presente per intero in quest’opera che evidenza con arguzia e sagace ironia le aporie giuridiche dei Trattati europei. Su questo voglio segnalare l’analisi di Lidia Undiemi che ha descritto con dovizia di particolari la fase più acuta della cessione di sovranità, iniziata con l’adozione dei Trattati internazionali extra Ue, fiscal compact e Mes.
E poi ancora le interviste realizzate all’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, a Carlo Amirante e a Vladimiro Giacché. Un insieme di contributi che riesce a sintetizzare la storia della crisi lacerante che stanno vivendo le istituzioni europee, gli errori marchiani che ne hanno contrassegnato la loro nascita che è sfociata in un processo eterodiretto dalle tecnocrazie europee, ed è questa probabilmente la caratteristica che ne individua in modo più lampante la loro connotazione antidemocratica. In tal proposito segnalo la terza parte del libro curata da Cesare Sacchetti che traccia un affresco molto interessante su come nacquero le tecnocrazie e il principio del vincolo esterno, impostoci nel 1992, l’anno della svolta nel quale firmammo il Trattato di Maastricht in un clima di caccia alle streghe. L’intervista che abbiamo realizzato a De Michelis approfondisce quelle zone d’ombra che hanno preceduto la firma di Maastricht, con delle sorprendenti rivelazioni sulle trattative che portarono alla firma del Trattato. Proprio in quell’anno siamo passati da un modello economico misto, che è il perno fondamentale della costituzione economica ad uno neoliberale mercantilista, importato non a caso dalla Germania.
La tesi che cerchiamo di asseverare è la creazione di emergenze costruite artificialmente, proprio per indurre nelle opinioni pubbliche europee dei cambiamenti traumatici che altrimenti difficilmente avrebbero guadagnato il consenso dei cittadini europei. In fondo non dobbiamo compiere degli sforzi titanici per immaginarci un modello di crescita sostenibile, è sufficiente ripristinare la Costituzione del 1948 così come i Padri Costituenti ce la donarono, prima degli sfregi che le sono stati imposti dalle recenti riforme, come quella del pareggio di bilancio oppure lo stravolgimento dei rapporti centro-periferia che si realizzarono con l’approvazione del Titolo V.
Non crediamo certo che la Costituzione originaria sia scolpita nel tempo in ogni sua parte, e non suscettibile di migliorie o di aggiornamenti di carattere funzionale che dovrebbero interessare la seconda parte, ma i principi fondamentali restano ancora oggi essenziali per avere una società solidale, che non sia fondata sul pareggio di bilancio, ma sul raggiungimento dello stato sociale che i membri dell’Assemblea Costituente hanno voluto proprio per avere una società più equa, più giusta o semplicemente più umana.
Quegli stessi principi dimenticati dall’Europa che in questi giorni affonda sempre di più nella mutua assegnazione di responsabilità dei suoi fallimenti agli Stati nazionali, rei di non aver ceduto abbastanza poteri all’elefantiaca struttura di governo sovranazionale e che ripete il mantra ossessivo del “più Europa”, nella vana speranza che questa formula riesca a risolvere dei problemi strutturali che non possono essere risolti da una classe dirigente che porta sulle proprie spalle il peso di uno storico fallimento. Oltre l’euro, non significa un salto nel buio ma un approdo verso i confini certi della Carta, dei suoi principi fondamentali calpestati ormai da troppo tempo.