Il successo di un’azienda non passa per forza da un processo di crescita lineare, soprattutto se tenta di fare qualcosa di davvero innovativo. È il caso di Tesla Motors, che ai risultati altalenanti è più che mai abituata. Se da un lato le sue auto elettriche si vendono (generalmente) bene, i continui investimenti e i programmi ambiziosi la espongono sempre a una certa instabilità economica e finanziaria. Ma questo conta fino a un certo punto, visto che il titolo è molto apprezzato dai mercati – una azione vale circa 242 dollari – e che sta per arrivare (finalmente) la Model X, la prima Suv prodotta a Palo Alto. In attesa di aggiungere il nuovo modello al fianco della berlina Model S, Musk ha dichiarato fieramente che la stazione Supercharger numero 500 (210 solo negli Stati Uniti) è pienamente operativa e che le prese di corrente per la ricarica veloce sono, in totale, 2.832. Un bel risultato, considerando che tre anni fa non ce n’era quasi nessuna in giro e che ora, in alcune zone, si può usare una Model S praticamente come un’auto normale, data l’autonomia di circa 400 km e la possibilità di ricaricarla in meno di mezz’ora.
Ciononostante, secondo le statistiche Tesla, che ha il controllo diretto di ogni stazione Supercharger, sono molti di più gli automobilisti che le sfruttano nel quotidiano, rispetto a quelli che le utilizzano per i viaggi lunghi. Ne deriva che gli utenti delle Model S si stanno abituando a un uso “normale” e che hanno superato l’ansia da autonomia, sganciandosi dal dover ricaricare l’auto tutte le notti nel garage di casa. Ma non è tutto, perché l’elettricità fornita dai Supercharger è gratis, offerta direttamente da Tesla, e così la convenienza aumenta. Quello che sorprende, invece, è che Tesla sia da sola in questa impresa di creare una rete globale di ricarica rapida. Gli altri costruttori che puntano sull’elettrico sono tutt’al più impegnati nella costruzione della rete CHAdeMO, che però procede decisamente più lenta.
Evidentemente percepiscono il problema della ricarica come “esterno”, ma non tengono conto della forza della Casa fondata da Elon Musk nell’offrire un pacchetto completo, una soluzione “end-to-end”. Tuttavia, tra tante luci che illuminano la strategia della Tesla c’è qualche ombra, come l’insensibilità del mercato tedesco alle Model S. Quest’anno se ne dovevano vendere mille al mese, ma nella prima metà del 2015 ne sono state immatricolate solo 828. È sempre il 75% in più rispetto al 2014, ma è troppo poco e così Philipp Schroeder ha lasciato il posto a Jochen Rudat, già responsabile per la Svizzera e adesso anche di Austria e Germania. Anche lui, però, non potrà fare miracoli, visto che i tedeschi non prevedono alcun tipo di incentivo per le auto elettriche e quindi le Model S si scontrano con le varie ammiraglie teutoniche senza nessun vantaggio di prezzo iniziale.