Approvazione del testo che prevede un "istituto autonomo" e una "specifica formazione sociale" per evitare rilievi di incostituzionalità. Lite in maggioranza. Sacconi: "Questa modifica è un espediente disperato". Giovanardi: "Astensione che vale come voto contrario". Il democratico Lumia: "Il loro ostruzionismo è un errore che non porta risultati"
Le unioni civili saranno un istituto autonomo rispetto al matrimonio. Una “specifica formazione sociale”. La modifica al disegno di legge firmato da Monica Cirinnà (Pd) è stata approvata in commissione Giustizia, al Senato, con una maggioranza trasversale Pd-M5s. Si è invece astenuta Area Popolare, il gruppo parlamentare che riunisce Ncd e Udc. “Un voto che vale come un voto contrario” precisa Carlo Giovanardi. L’emendamento è una correzione in corsa per evitare rischi di costituzionalità: in particolare era stato nei giorni scorsi il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli a rilevare i pericoli per il testo in discussione a Palazzo Madama: “La Corte Costituzionale ha fissato due pilastri – aveva detto Mirabelli in un’intervista ad Avvenire – Uno: riconoscere giuridicamente le unioni civili e immaginare forme di garanzia che non vanno rinviate. Due: evitare la omologazione al matrimonio”.
Così l’emendamento cosiddetto “remissivo” presentato in commissione e approvato disciplina la specificità dell’istituto delle unioni civili e riconduce i diritti a loro legati all’articolo 2 della Costituzione slegandoli dall’articolo 29 che disciplina l’istituto del matrimonio. Una formulazione, spiega il capogruppo Pd in commissione Giustizia Giuseppe Lumia, che è “una premessa coerente con la sentenza della Corte Costituzionale, che riconosce le unioni civili come coppie e va al di là del mero riconoscimento dei diritti dei singoli”. L’approvazione della proposta di modifica è avvenuta con i voti dei commissari del Pd, dei Cinque Stelle, dei Conservatori e riformisti (cioè i fittiani), di Ciro Falanga (Forza Italia) e di Luis Alberto Orellana, l’ex M5s. Tra proposte di modifica votate, precluse o decadute sono stati trattati circa 150 emendamenti sui 1500 presentati: la commissione si riunirà martedì 8 agosto, ma secondo la relatrice Cirinnà d’ora in poi “andremo avanti celermente, andremo in Aula prima del 15 ottobre”, ovvero prima dell’inizio della sessione di bilancio. Era stato lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi a confermare che il testo sulle unioni civili saranno approvate entro la fine dell’anno. “E’ un patto di civiltà al quale non rinunciamo” ha detto a Rtl 102.5.
Ma il voto fotografa di nuovo una spaccatura all’interno della maggioranza sulle questioni dei diritti civili. Il democratico Lumia infatti definisce “l’ostruzionismo” di Ncd “un errore, che non porta risultati: invitiamo ancora una volta al dialogo perché si possano trovare le migliori soluzioni”. “La nostra astensione – spiega Carlo Giovanardi, il più energico degli oppositori dentro la maggioranza – vale come un voto contrario” perché l’emendamento che definisce le unioni civili come specifica formazione sociale “non risolve i nodi della reversibilità, dell’utero in affitto e delle adozioni”. Maurizio Sacconi insiste: “La definizione delle unioni civili come ‘specifica formazione sociale’ appare come un disperato espediente causidico per distinguerle dal matrimonio ma, come abbiamo più volte detto, se un animale abbaia come un cane ragionevolmente è un cane”. “Tanto sarebbe utile – conclude Sacconi – una legge unanime sul comun denominatore dei diritti di mutuo soccorso materiale e morale tra conviventi quanto sarà dannosa per la nazione una legge che la lacera sui principi fondativi. Il presidente del Consiglio Renzi rifletta su questa fondamentale differenza”.
Per il Movimento Cinque Stelle quello del Nuovo Centrodestra e di parte di Forza Italia è un “anacronistico ostruzionismo” che tra l’altro, spiega il senatore Enrico Cappelletti, “sta bloccando e facendo slittare di fatto l’esame di provvedimenti altrettanto importanti quali la ‘Class Action’ a prima firma Movimento 5 Stelle, quella sull’impignorabilità della prima casa e la riforma della prescrizione tanto invisa ai corrotti”.
Secondo Tito Di Maggio, senatore neo-fittiano (ex Scelta Civica, ex Popolari per l’Italia, ex maggioranza), si è trattato solo di una mossa di Renzi per “tenere palla”. “In un Senato ancora sonnolento e a mezzo servizio – dice – è già chiara la ‘circonvenzione di alleati‘ che il presidente del Consiglio Matteo Renzi sta cercando di mettere in pratica sul tema delle unioni civili. Il Partito democratico ha congegnato una manovra dilatoria per creare un’impasse in commissione Giustizia ed avere merce di scambio da offrire alla sua debole coalizione. Dai lavori di oggi è chiaro che il Pd vuole imporre un’accelerata alle unioni civili, ma non troppo, in modo da non portare in aula il provvedimento prima della riforma costituzionale, che è il vero obiettivo del governo anche se finge di parlare di diritti delle coppie omosessuali”.