Questo è un post semiserio sulle relazioni amorose, è anche un post che dà ampia libertà di scelta in merito a cosa considerare serio e cosa no. Estremizzare è un lusso che voglio qui concedermi. E’ un post senza pretese, non prendetevela troppo con l’autore, anche dove c’è stato un po’ di tormento la leggerezza potrebbe essere la benvenuta.
L’amore, per intenderci, è quella cosa che tutti conoscono, ma che nessuno saprebbe definire, piccola eccezione forse per i poeti. No, non ci provate, non siamo tutti poeti dentro, anche se la poesia è dentro ognuno di noi.
Astenersi lettori impegnati in relazioni stabili e durature, siete una specie in via di estinzione a sentire i teorici dell’era del precariato e delle relazioni fluide. Non sappiamo al momento che fine farete, ma immagino vi terranno informati, siete esseri umani anche voi. D’altronde per continuare la specie c’è bisogno di fare figli e, per questo, c’è bisogno di sicurezza e stabilità, se non per farli, almeno per mantenerli.
Quante volte abbiamo creduto, cominciando a frequentare una nuova persona, che fosse la volta giusta, che avessimo trovato la nostra metà, la nostra anima gemella? Ecco, cominciamo a prendere atto che nasciamo interi e non dimezzati e i gemelli, di solito, ce li ritroviamo a fianco nella culla senza doverli stare a cercare una vita. Purtroppo le speranze non sono necessariamente indicative dei risultati poi ottenuti e alcune relazioni infrangono i sogni migliori.
A volte lo diciamo con franchezza che sapevamo già come sarebbe andata a finire, una parte di noi aveva capito tutto, abbiamo sempre una parte di noi che aveva capito tutto, mai però che la ascoltassimo! Cassandra era una dilettante.
Quindi soffriamo, ma volutamente, perché eravamo in fila quando distribuivano il dono della premonizione e abbiamo aspettato diligentemente il nostro turno. La logica, a dire il vero, ogni tanto si affaccia per vedere se le facciamo un po’ di posto, ma di solito capisce che aria tira, non se la prenda poi tanto a male, fatti i suoi doverosi tentativi di intromissione, ha tenerezza e secondo me si diverte anche, siamo buffi.
Troncata una relazione, soprattutto se subiamo la scelta dell’altro/a, comincia l’estenuante gara di attribuzione di responsabilità, arbitri non ce ne sono, nessuno vuole rischiare la vita. Al via quindi una sfida all’ultima colpa ingaggiata a furia di soliloqui interni e monologhi con gli amici. In quest’ultimo caso bisogna stare molto attenti a non lasciare spazio tra una parola e l’altra, si respirerà in seguito se necessario, se l’amico trova spazio comincerà a parlare di “quando anche lui è stato lasciato o ha interrotto una storia” dando vita, oltre che ad una conferenza last minute, ad un chiaro esempio di conflitto di interessi, questo almeno però possiamo ammettere che non sia di facile regolamentazione, non ne chiederemo conto alla Sinistra. Poi mi domandano cosa differenzi un amico da uno psicologo, con lo psicologo puoi fare delle pause tra una parola e l’altra.
Parliamoci chiaro non è che attribuire delle responsabilità all’altro sia sbagliato, anche perché l’altro può realisticamente averne fatte di cose che avrebbe potuto scegliere di fare diversamente, ma vorremmo un cambiamento in lui/lei che, se possibile, in fondo probabilmente non ci avrebbe portato al termine della storia, ma ho già chiarito il ruolo della logica in tutto questo ed è inutile scomodarla nuovamente. Ci sono poi quei tira e molla, prima del definitivo distacco, che costituiscono un toccasana per la tranquillità dell’animo umano e che ci danno modo di ripetere i nostri errori in modo da perfezionarli. Paolo Conte cantava in Boogie “Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti”.
Per chi viene lasciato è chiaro e da diffondere con comunicato stampa: l’altro/a è un caso clinico altrimenti continuerebbe la relazione. Questa convinzione, nei casi più fortunati, è confermata dal fatto che lui/lei abbia realmente iniziato ad andare in terapia, i più onesti intellettualmente (pochi) possono forse chiedersi se, per caso, non hanno avuto un ruolo fondamentale in questa scelta.
Non è facile essere uno, figurarsi essere in due, anche se continuo a pensare che non ci sia niente di meglio delle relazioni umane. “La gente è il più grande spettacolo del mondo e non si paga il biglietto” diceva Charles Bukowski.
Le relazioni amorose ci caratterizzano come esseri umani, senza avvertiremmo la nostra solitudine in modo insostenibile, non bastano gli altri, ma abbiamo bisogno di un altro/a in particolare, quello/a che fa del verbo condividere la differenza che non troveremmo altrove. Può andar bene al primo colpo o quasi oppure sembra non basti una vita. Pensavamo fosse amore invece era un disturbo di personalità, di chi dei due è tutto da vedere.