Inaugurando il completamento dell’autostrada A13 Valdastico sud e dopo essersi ingegnato per trovare una soluzione per la Valdastico Nord, che il Pd del Trentino e il sindaco di Trento Andreatta (Pd) hanno subito ribadito di non volere, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio ha spiegato che “ci sono le potenzialità per avere una discussione senza pregiudizi, sapendo che la scelta strategica del governo è la scelta del ferro: noi mettiamo miliardi per il corridoio del Brennero, mettiamo miliardi per la Torino-Lione dove vogliamo spostare il transito delle merci“. Davvero singolare che mentre si inaugurano autostrade si auspichi lo sviluppo ferroviario delle merci. È ciò proprio mentre si continuano a perdere quote di traffico merci su ferro e mentre il governo si svena per autostrade inutili (Brebemi), senza introdurre elementi di competizione per il rinnovo delle concessione e rinunciando ai ricchi introiti dei pedaggi, il deficit del bilancio dello Stato diventa inarrestabile.
Anziché proclamare, a parole, il superamento delle rendite di posizione monopoliste, come quelle generate dalle concessioni autostradali, sarebbe necessario rifare le gare alla scadenza delle vecchie concessioni per dare ossigeno alle casse pubbliche. Finiti gli ammortamenti di quella che è la più vecchia e frammentata rete autostradale europea – 25 i gestori – dovrebbe ora essere lo Stato ad incassare i ricchi proventi che derivano dai pedaggi oppure dovrebbe ridurre o eliminare i pedaggi visto che gli ammortamenti sono finiti. Il metodo di allungare i tempi della concessione sulla base di opere promesse nei piani finanziari dai gestori per farle diventare moneta di scambio con la concessione stessa deve finire.
Il beneficio per i concessionari delle proroghe supera il costo dei nuovi investimenti fatti per giustificare anche i futuri ed automatici aumenti dei pedaggi per cui gli utenti finiscono per pagare due volte il costo degli investimenti. Il rinnovo della concessione di 11 anni alla Serenissima non può ridursi ad un accordo politico tra Ministero delle Infrastrutture e Regioni Veneto e Trentino. Aggravato dal fatto che se il Trentino accetta avrebbe a sua volta l’affidamento senza gara della concessione dell’Autobrennero (A22).
L’invito rivolto dal ministro Delrio a trovare un accordo sul tracciato della Valdastico Nord tra le due Regioni è un tentativo di aggirare surrettiziamente la normativa europea. Questo criterio cerca di far passare per buone opere che non sono sostenute da uno studio costi-benefici che ne dimostri l’utilità e la sostenibilità finanziaria, che genereranno pesanti riflessi negativi sulle casse dello Stato. La realizzazione della Valdastico Nord, che costa due miliardi, prevista in caso di rinnovo della concessione e un lotto di 5 km in galleria dell’Autostrada della Valtrompia, dal costo di 258 milioni, non giustificano il prolungamento della concessione fino al 2026, che ha un valore stimato, calcolando il Margine operativo lordo (Mol) degli ultimi anni, di un miliardo e 100 milioni.
E’ facile immaginare che queste opere non si ripagheranno con i pedaggi della nuova utenza e che saranno sia gli aumenti dei pedaggi degli ignari utenti della Brescia-Padova che la mano pubblica, attraverso la defiscalizzazione o il contributo a fondo perduto a sostenere l’investimento e gli extra profitti del concessionario. Negli anni passati assicurare rendite garantite ed extra-profitti ai gestori autostradali, è stato un grave errore che ha fatto perdere il ruolo di coordinamento e regolazione al Ministero delle Infrastrutture oltre risorse per opere di maggiore utilità. Il perdurare di rendite a favore dei concessionari ai danni degli utenti, ha reso più alto il costo del trasporto e della logistica che hanno fatto da freno allo sviluppo.