Johnny di qua e Johnny di là. Johnny come here e Johnny my dear. I decibel raggiunti dalle urla delle fan, e dei fan, di Johnny Depp al Lido di Venezia spaccano cristalli e timpani dei signori bene che pranzano sulla terrazza dell’Excelsior. Roba che nemmeno l’aristocratica protagonista del bel film Marguerite, quella Catherine Frot che lancia stonati acuti sulle note di Mozart, riuscirebbe a fare. L’attesa è spasmodica. In almeno quattro punti diversi del Lido si ritrovano gruppi di almeno duecento adolescenti con smartphone in una mano e block notes lillipuziano nell’altra.
Alcune signore di lunga memoria, che abitano a pochi passi dal red carpet e portano a fare pipì il cagnolino, dicono di non aver visto così tanta folla per un attore al Festival di Venezia da quando vennero Brad Pitt e la Jolie nel 2007, e lui in passerella vestì con smoking bianco da cameriere. Oggi invece, davanti al Palazzo del cinema, quello della Sala Grande dove verso le 19 Depp farà la sua passerella ufficiale per accompagnare la prima mondiale di Black Mass, il film “Fuori Concorso” di Scott Cooper in cui interpreta il gangster Whitey Bulger, ci sono almeno una decina di fanciulle che dicono di aver dormito lì tutta la notte in sacco a pelo per accaparrarsi la primissima fila. Trentasei ore di attesa, quindi, per un attore cinematografico. E non si dica che il divismo del cinema non funziona più.
Le ragazze sanno che la posizione migliore del lungo balconcino che affianca per 150 metri il red carpet è quella all’incirca perpendicolare all’entrata in sala. Sanno che lì Johnny farà una pausa più lunga di tutte le altre. Le ragazze hanno studiato bene il terreno e lo vogliono immortalare in un selfie. Nel 2007, quando anche Depp qui al Lido aveva ripetuto la moda di Pitt con tuxedo da servizio ai tavoli, le ragazzine che in queste ore hanno guadagnato i posti migliori potevano avere sì e no 10 anni. Significa che Depp ha creato un’onda lunga di divismo attoriale che va ben oltre Edward Mani di forbice, Donnie Brasco e tutta la saga dei Pirati dei Caraibi.
In conferenza stampa ha proposto un completino extralarge, perché Johnny, va detto, è più largo che lungo, giacca verde oliva con pantaloni cammello, più mocassini bianchi e neri da curva Scirea. Ad occhio gli anelli alle mani sembrano quattro, mentre spiccano anche da lontano un paio di dentini d’oro nell’arcata inferiore, per un signore che veleggia sulle 52 primavere. “Non mi piace chiamarli fan tutti quei ragazzi e ragazze che sono là fuori”, indica con la mano destra l’interprete di La fabbrica di cioccolato versione Tim Burton, verso i vetri della sala conferenze strabordante soprattutto di non giornalisti. “Quelli là sono i nostri capi (“boss”, ndr), spendono soldi per andare al cinema. La loro presenza mi commuove”. E via un movimento con la mano sinistra per tirarsi su il lungo ciuffo che penzola sul viso. “John Dillinger ,il gangster interpretato nel film di Michael Mann, era per me quasi un Robin Hood – prosegue l’attore – il Bulger di Black Mass è un po’ diverso. Oltretutto, come si può vedere nel film, rimanendo sempre nascosto e fuggendo perfino dagli Usa, avevamo poche immagini di repertorio su cui basarci per reinterpretarlo”. Ecco allora il lavorio di pialle e cerone, parrucche e lenti a contatto del team di truccatori del film di Cooper.
Chi vedrà Black Mass al cinema (8 ottobre 2015, distribuito da Warner Bros) si accorgerà che il magnetismo della visione non corrisponde soprattutto alla seppur densa trama, ma alla graduale apparizione dei dettagli del corpo e degli atti del divo. Prima intravediamo la terribile pelata, poi il pungente e gelido occhio azzurro, infine le mani e le braccia che amplificano una violenza e una crudeltà inusitate nel Southside di Boston tra gli anni Settanta e Ottanta. “C’è qualcosa di malvagio in me stesso che ho accettato da molto tempo”, spiega Depp. “Oggi per interpretare questo gangster però non bisogna riprodurre solo gli atti violenti da lui compiuti, ma lavorare anche sul linguaggio adottato da Bulger con le persone con cui faceva affari o si scontrava. Mi sono sempre ispirato a Marlon Brando, John Garfield, Long Chaney senior quando recito. Tutti si trasformavano in scena, era diventata un’ossessione per loro e lo è anche per me. E da un po’ di tempo che ho voluto superare l’immagine di me attore come ragazzetto per i poster”.
Black Mass in fondo usufruisce della magnetica e forte presenza di Depp/Bulger – un gangster che ha ucciso parecchie persone anche a mani nude e che è stato arrestato solo pochi anni fa dopo un decennio di latitanza – per raccontare una storia di corruzione e criminalità che come al solito rimescola le carte nel differenziare buoni e cattivi: la solita, perenne e sempre affascinante frontiera dei pistoleri contro gli sceriffi sul suolo a stelle e strisce. Nel cast del film c’è anche un ottimo Joel Edgerton (Connolly, l’agente corrotto del FBI) e due particine smilze per Benedict Cumberbatch e Dakota Johnson. Edgerton e Johnson erano di fianco a Depp alla conferenza stampa ed hanno subito l’onta dell’ombra del divo. Roba da rimanere scioccati tutta la vita. Mentre Johnny fugge sul motoscafo targato Warner Bros e trascorre qualche ora a Venezia. Senza Pistol e Bo, però. L’ha confermato proprio Depp: i suoi due yorkshire terrier che stavano per finire soppressi in Australia a maggio scorso sono rimasti a casa. E va detto, per chiudere in bellezza, che la stampa internazionale a questa notizia ha tributato una bella risata e un applauso. Go Johnny go.