borsacina675

Piace a tutti mangiare cinese (ogni tanto), un po’ perché c’è della roba buona e un po’ per diversificare dalle solite cose unte o dall’ossessione del bio e delle sigarette elettroniche a chilometro zero.

Piace a tutti andare a fare un giro a New York in China Town e dire “che figata”. Piace meno andare a fare un giro in Via Ferrarese a Bologna dove non c’è nulla di interessante se non la corsia preferenziale con la telecamera che fa le foto e le multe che ti spediscono a casa in formato cartaceo con il logo city brand ‪#‎lamultaèBologna‬ (altro che Instagram).

Piace a tutti andare a fare shopping e spendere poco e per questo ogni giorno ringraziamo i cinesi che, facendo una vita di merda, producono producono producono zavagli e noi compriamo compriamo compriamo zavagli e siamo tutti infelici infelici infelici (meno che in certe zone dell’Africa dove si muore di fame, va detto) e zavagli.
Poi ci sono quelli che hanno la fissa dei soldi, la fissa del bisnes nel mondo, la fissa dell’import export tacchi dadi datteri, la fissa di “no perché qui in Italia non ci sono le opportunità, i sindacati rompono le scatole, chi lavora gratis non lavora bene, non chiavo da mesi, voglio cambiare macchina, non trovo una donna, sono improponibile…” che vanno dove li porta il capitale e avviano il loro micragnoso bisnes di merda feat. gente di merda (i cinesi, ma anche altri) creando un circolo virtuoso di merda senza fine (il merd capitalism o merdenteinment).

Nel momento in cui la speranza che questo schifo non si fermasse più si faceva sempre più debole, da alcuni giorni arrivano dalla Cina notizie confortanti di crollo delle borse (per forza, correvano come delle dannate senza un senso, per forza dovevano crollare) e di insensatezza di questo cricetismo globale, di questo mondo dove c’è ancora troppo lavoro. Finalmente questa muraglia (cinese) comincia a sgretolarsi (forse): “Finilà che andlemo a plodulle cose inutili a basso costo in paesi dove non c’è niente, tipo in Aflica. La Cina si allangelà come semple”, dice Pacch Hian Hi, giovane imprenditore cinese che vive a Prato e gestisce varie aziende con centinaia di lavoratori in nero.
Va bè oh, affari loro.

“Scusa, ma la Grecia?” chiede preoccupato Giancarlo Preoccupazioni, social media manager under construction in the name of love presso una società di import export a Frosinone.
“Lì è tutto a posto” lo conforta Gianfranco Giovanotti in conference call da Bruxelles, dove sta cominciando a piovere e qualcuno dal 3 agosto ha già cominciato a dire che l’estate è finita, ma lui se ne frega e pensa positivo.

 

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