Negli stessi giorni in cui Matteo Renzi rendeva i suoi omaggi ai petrolieri italiani per il gas d’Egitto, un altro politico invece guardava avanti. Molto più avanti. Si chiama David Ige, è un ingegnere elettrico ed è anche il governatore delle isole Hawaii. Durante l’Asia Pacific Resilience Innovation Summit che si è svolto a Honolulu fra il 24 e il 27 agosto 2015, Ige ha presentato la legge appena approvata grazie alla quale entro il 2045 l’elettricità delle sue isole sarà al 100% da fonti rinnovabili. Niente più petrolio, niente più gas.
Le Hawaii non riescono a generare tutta l’energia che serve e importavano fino al 94% del proprio fabbisogno dagli Usa continentali, specie petrolio. Ovviamente questo rende i costi molto elevati: si calcola che il costo dell’elettricità in questo momento è il triplo alle Hawaii rispetto agli altri 48 Stati e all’Alaska. L’idea di qualche speculatore era allora di convertire le centrali petrolifere delle isole in modo che potessero anche trattare gas naturale da fracking. In particolare, l’idea era di costruire rigassificatori nelle varie isole hawaiiane.
Un’idea malsana che non ha ovviamente retto.
E infatti l’ingegner e governatore Ige decide che non ci saranno né impianti petroliferi né rigassificatori nelle Hawaii. Solo sole, vento e geotermico. Secondo le sue affermazioni, il gas naturale non solo non è conveniente da un punto di vista economico, visto che il costo delle rinnovabili continua e continuerà a diminuire, ma è “energia fossile” che emette gas serra e quindi non va bene come principio, né per le Hawaii, né per il pianeta. Ha anche detto che a livello locale c’è molta contrarietà ai rigassificatori e che è meglio investire sulle fonti veramente green.
La legge è stata firmata il giorno 8 giugno 2015. Nel testo si ordina all’Università delle Hawaii di effettuare la transizione invece che fra trenta anni fra venti. Loro cioè devono dare l’esempio.
Il senatore hawaiiano Brian Schatz, aggiunge che già adesso vento, sole e altre rinnovabili sono competitive con le fossili e che non c’è niente di “alternativo”, anzi sono pratiche. Ricorda anche che una decina di anni fa le Hawaii si erano poste l’obiettivo di generare il 15% di energia dalle rinnovabili e che c’erano un sacco di scettici (come alcuni dei lettori di questo blog!) ma che invece si è arrivati facilmente al 21%. E che quindi si può e si deve essere ancora più ambiziosi.
E siccome ci si crede veramente, lo Stato delle Hawaii ha messo su un consorzio di imprese pubbliche e private, offre sussidi, e sponsorizza centri di ricerca sul miglior modo di arrivare all’obiettivo fissato. Il progetto si chiama Energy Excelerator e per ora ci sono già 400 milioni di dollari di investimenti.
L’ente statale elettrico, che si chiama Hawaiian Electric Company (Heco) approva. Già adesso il 15% delle case alle Hawaii ha i pannelli solari sul tetto e si prevede di arrivare almeno al 50% in pochi anni. Anche il corpo militare che è uno dei principali utilizzatori di energia elettrica è entusiasta, offrendo supporto tecnico del proprio personale specializzato e fondi di ricerca.
Qui alle Hawaii dunque, sono tutti d’accordo – politici, persone, militari e buonsenso. Chissà se Matteo Renzi oltre a tenersi al corrente sulle gesta eroiche dell’Eni ogni tanto guarda anche cosa fa il resto del mondo civile che guarda avanti e non sottoterra.
Mi sa di no.