Negli ultimi due giorni mi è capitato di incrociare nei talk show di La7 sia Matteo Salvini che un altro leghista di peso, Gian Marco Centinaio. E mi sono reso conto che hanno perso. La cavalcata della Lega Nord, arrivata al 16 per cento nei sondaggi nazionali, sembra destinata ad arrestarsi. Perché la campagna sull’immigrazione è stata sconfitta, annichilita da una foto, quella di Aylan Kurdi, morto a tre anni sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia.
Le obiezioni razionali alla propaganda leghista, quella dell’invasione, dei barconi carichi dei terroristi dell’Isis (ne avete mai visto uno?), quella degli immigrati che vivono negli hotel a cinque stelle, non avevano mai funzionato.
Breve campionario delle obiezioni sensate alle paure razziste (sì, sono paure razziste, basta eufemismi): a giugno 2015 in Italia c’erano 48.300 persone che hanno presentato domanda di asilo, lo 0,08 per cento della popolazione, contro i 306.000 della Germania (0,38 per cento). In Spagna sono lo 0,02 per cento, in Gran Bretagna lo 0,05. I famosi 35 euro al giorno non vanno agli immigrati, ma sono il costo individuale del loro mantenimento, spesso i gestori dei centri Cara non erogano neppure i 2,5 euro quotidiani di “pocket money” che dovrebbero garantire un minimo di autonomia agli ospiti.
Il sistema di protezione Sprar del Ministero dell’Interno, quello che tutela i rifugiati, ha accolto nel 2014 22.961 persone, in deciso aumento rispetto alle 12.600 dell’anno e ai 7.800 del 2012. Non c’è alcuna evidenza statistiche che i migranti regolari delinquano più degli italiani. Per quelli irregolari è un altro discorso, ma provate voi a sopravvivere in un Paese straniero senza documenti e senza possibilità di trovare un lavoro…
L’operazione Mare Nostrum, che all’Italia costava molto più dell’attuale Triton, ha salvato oltre 150.000 persone. Si può sempre fare meglio, ma è arduo definirla un fallimento.
La Lega riesce a mettere in fila poi una notevole lista di corbellerie.
Primo: “Aiutiamoli a casa loro”. Siamo tutti d’accordo che se l’Africa fosse ricca come la California i migranti non partirebbero, ma così non è. Da decenni si tentano politiche in via di sviluppo, danno risultanti alterni e lenti, come evidente non bastano a frenare le migrazioni. Come ha osservato l’economista Leonardo Becchetti, il miglior modo per “aiutarli a casa loro” è lasciare che quelli che arrivano in Europa abbiano un lavoro e possano mandare a casa i propri risparmi, così da mantenere le famiglie (e disincentivarle a partire). Salvini aveva promesso che sarebbe andato in Nigeria durante l’estate, per studiare il fenomeno migratorio alla fonte, poi non ha trovato il tempo. Ora ha fatto sapere che partirà a fine settembre. Vedremo. A Mineo, in Sicilia, invece è riuscito ad andare varie volte, a sobillare l’assai poco latente odio razziale
Secondo: “Non possiamo accoglierli tutti”. E perché? Philippe Legrain lo ha spiegato bene sul Fatto Quotidiano, l’Europa sta invecchiando, il suo welfare sarà sostenibile solo grazie agli immigrati. Ma soprattutto, da un punto di vista morale, questa tesi equivale a: “Dobbiamo farne morire un po’ in mare”, visto che la nostra eventuale ritrosia all’accoglienza non scoraggia certo le partenze.
Terzo: “Bisogna risolvere i problemi geopolitici che causano le crisi da cui i profughi scappano”. Vero. Peccato che la Lega sostenga (gratis o a pagamento come il Front National in Francia? Chissà) la Russia di Vladimir Putin. Cioè il Paese che sorregge il regime di Bashar al Assad in Siria, focolaio di tutti i disastri degli ultimi cinque anni, prima con una guerra civile di cui l’Occidente dovrà vergognarsi per i prossimi secoli e poi con la totale mancanza di controllo del territorio a beneficio dell’Isis, il sedicente Stato islamico. Lo stallo sulla Siria è una delle ragioni che rende difficile, se non impossibile, affrontare il caos in Libia.
Visto che Salvini e la Lega si scelgono bene gli amici, appoggiano anche Viktor Orban, il presidente di destra che guida l’Ungheria e che sta trasformando l’arrivo dei migranti in un’enorme propaganda alle sue politiche xenofobe, costruendo un muro ed esasperando la situazione alle frontiere. L’Ungheria ha parecchi rifugiati, 24.400 (il 0,25 per cento della popolazione), ma meno della Grecia, poco più di Cipro. Non una catastrofe umanitaria. Orban a Bruxelles è un paria, considerato un pericolo per i valori europei, uno che ha mandato a otto milioni di ungheresi un questionario chiedendo se “la cattiva gestione dell’immigrazione da parte di Bruxelles potrebbe avere qualcosa a che fare con l’aumento del terrorismo”. Sintesi: la Lega sostiene i due principali Paesi che contribuiscono a peggiorare il problema dell’immigrazione. Ma questo ha un senso, visto che peggio vanno le cose, meglio vanno i sondaggi leghisti.
Questo il dibattito fino a un paio di giorni fa. Poi è arrivata la foto di Aylan Kurdi.
Non c’è nulla di razionale nella reazione a quella foto. Lo sapevamo che sui barconi ci sono anche i bambini, lo sapevamo che morivano, sapevamo che le donne gravide partorivano in mezzo al mare, che le mamme perdevano i loro figli, sapevamo che nel Sahara di bambini come Aylan ne saranno morti centinaia, migliaia, cercando di arrivare alle coste del Mediterraneo. Lo sapevamo, ma le nostre coscienze riuscivano a rifugiarsi nell’ipocrisia dell’ignoranza. Perché non vedevamo. E ora abbiamo visto.
All’improvviso la propaganda leghista si è afflosciata: che importa se Aylan e suo padre fuggivano da un Paese in guerra o dalla povertà, cioè se erano aspiranti rifugiati o “migranti economici”? E che importa se l’Europa, se Triton, il governo, l’Onu, la Chiesa non hanno fatto abbastanza per risolvere i problemi del mondo? E a qualcuno davvero importa se Aylan ci sarebbe costato, per qualche mese, 35 euro al giorno?
Per mesi la Lega ha usato argomenti non razionali, “di pancia” dicono nei talk show, per guadagnare consensi e per ostacolare ogni politica che sarebbe stata non “buonista” ma semplicemente umana. A Padova, ricordo en passant, la Lega addirittura guidava la protesta contro una signora colpevole di aver accolto alcuni immigrati a casa propria…
La foto di Aylan ha opposto emozione a emozione, compassione a odio, dolore a paura.
Il problema dell’immigrazione non è facile da risolvere. Anzi, è impossibile da risolvere, si può solo gestire.
Il dibattito si è finalmente ridotto alla sua essenza: quanti morti siamo disposti ad accettare per difendere la nostra “fortezza europa”? Dopo la morte di Aylan l’Europa, e gli europei, sembrano aver deciso che ogni morte è una tragedia, anche se a morire non è un inglese o un tedesco ma un curdo, un eritreo, un siriano.
A lungo, in Europa, è stato più popolare lasciar morire i migranti che salvarli. Ora, forse, guadagna punti nei sondaggi chi li aiuta, chi evita stragi. Mentre chi vende paura e odio, come Salvini, avrà un po’ meno mercato.