Di “fughe papali” la storia recente ne ha conosciute non poche. Iniziò Pio XII, il 19 luglio 1943, subito dopo il bombardamento di Roma da parte degli americani in piena Seconda guerra mondiale. Sorprendendo il suo fedelissimo braccio destro, monsignor Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, oggi beato, Pacelli chiese di poter uscire all’improvviso dal Vaticano da solo per raggiungere la popolazione della zona del Verano più colpita dalle bombe statunitensi. Le cronache raccontano che l’auto papale, in disuso da tempo, ebbe difficoltà a mettersi in moto. Giunto sul luogo della tragedia (3mila morti e 11mila feriti), Pio XII abbracciò i superstiti macchiandosi di sangue la talare bianca.
Le vere e proprie “fughe” del vescovo di Roma iniziarono però con san Giovanni XXIII, nel 1958, che non riusciva a rinunciare al contatto con la gente semplice. Roncalli soffriva non poco la “clausura” vaticana e non di rado con il suo fidato maggiordomo, Guido Gusso, tuttora vivente, usciva di nascosto dalla residenza estiva di Castel Gandolfo verso la zona del comune di Marino. Nel 1978 l’arrivo sul soglio di Pietro di san Giovanni Paolo II da sempre innamorato della montagna. Un grande sportivo che mai avrebbe rinunciato alle sciate e all’escursioni. È il pomeriggio del 13 luglio 1984 quando l’allora presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, ricevette un’inedita telefonata: “Vado a sciare sull’Adamello, vuoi venire con me?”. Dall’altro capo del telefono la voce inconfondibile del Papa. Il 16 luglio successivo Wojtyla e Pertini fecero quell’escursione in montagna.
“Avevo bisogno di una pausa di distensione – confidò san Giovanni Paolo II al capo dello Stato italiano – e ho pensato che sarebbe piaciuto anche a lei venire”. Appena giunto sull’Adamello, Wojtyla si mise subito gli sci ai piedi. “Volteggiava come una rondine”, sottolineò Pertini. E a tavola pranzo a base di strozzapreti. Tantissime sono state le escursioni di Wojtyla in montagna, molto spesso in Abruzzo, con il Papa vestito con la talare nera e il viso nascosto da un quotidiano aperto durante le soste ai caselli di accesso e di uscita dell’autostrada. Al seguito soltanto l’autista, il fedelissimo segretario don Stanislao, oggi cardinale, e il portavoce Joaquin Navarro-Valls. Dal 1989 fino alla sua ultima estate prima di morire, nel 2004, san Giovanni Paolo II ha trascorso alcune settimane a Les Combes, in Valle d’Aosta, in una baita adoperata successivamente anche da Benedetto XVI.
L’uscita a sorpresa di Francesco nel centro di Roma per andare dall’ottico e cambiare le lenti alla sua vecchia montatura è soltanto l’ultima “fuga” di un Papa che ha sempre confessato di amare il contatto con la gente.
A Buenos Aires viveva in un piccolo appartamento, si cucinava da solo e girava in metropolitana. A Roma, fino alla vigilia del conclave del 2013, ha continuato a girare a piedi, confondendosi tra la gente, dalla casa del clero di via della Scrofa, nella zona di Trastevere, dove era solito soggiornare al Vaticano. Subito dopo la fumata bianca hanno fatto scalpore due gesti: l’aver voluto saldare personalmente il conto della sua camera d’albergo e l’aver scelto di vivere a Casa Santa Marta, nella suite 201 al secondo piano della struttura fatta costruire da Wojtyla per ospitare i cardinali durante il conclave.
“Anche l’appartamento, quello del Palazzo Pontificio – ha spiegato Francesco – non è tanto lussuoso. Ma non posso vivere da solo. E poi, credo, che sì: i tempi ci parlano di tanta povertà nel mondo, e questo è uno scandalo”. Tanti altri gesti di vita normale di Bergoglio sono seguiti nei primi due anni e mezzo di pontificato: rinnovare il passaporto argentino, salire sulla scaletta dell’aereo durante i viaggi internazionali portando sempre da solo la sua borsa nera, confessarsi a San Pietro e perfino assistere alla messa nella Basilica Vaticana seduto nei banchi tra i fedeli. C’è ancora un desiderio che il Papa vorrebbe realizzare: “L’unica cosa che mi piacerebbe è poter uscire un giorno, senza che nessuno mi riconosca, e andare in una pizzeria e mangiarmi una pizza”. Dopo l’uscita dall’ottico c’è chi in Vaticano inizia a pensare e a temere che Francesco lo farà a breve.