Poche le voci fuori dal coro tra gli applausi e le 21 domande prevalentemente da volti amici come quelli di Emma Marcegaglia, Davide Serra, Luisa Todini e Maria Patrizia Grieco che hanno accolto Matteo Renzi nel vituperato “salotto” di Cernobbio. Dove il presidente del Consiglio, a un anno dal gran rifiuto al grido di “preferisco andare dove si produce” e introdotto dall’applauso (su richiesta del moderatore Gianni Riotta), sabato 5 settembre è entrato a gamba tesa guidato dal consigliere Andrea Guerra che ben conosce l’ambiente, per lanciare un messaggio chiaramente bellicoso a Bruxelles che lo attende al tavolo delle trattative sulla legge di Stabilità, sul quale già pesa l’annunciato funerale delle tasse sulla casa e il possibile sforamento del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil.
Ai banchieri e agli assicuratori, che vorrebbero tastare il polso del peso dell’Italia a Bruxelles quando sono in gioco le nuove regole che potrebbero condizionare i risultati delle loro imprese, invece, fa soltanto sapere che “il tempo dei salotti buoni è finito, è finito anche il tempo degli amici degli amici e quello dei patti di sindacato”. E a chi, tra gli imprenditori come Riccardo Illy, gli fa notare che tagliare le tasse sulla casa “porta male”, proponendo invece una sorta di credito d’imposta per le imprese che non staccano dividendi agli azionisti, risponde che i capisaldi della legge di Stabilità non si toccano.
Anzi, qualcuno dei presenti in sala sostiene addirittura che abbia detto che togliere le imposte sulla casa “dà fiducia“. Di sicuro non si è lasciato scalfire dall’influente donna d’affari Ornella Barra che gli ha chiesto conto delle riforme da fare, né dalla schermaglia con Roberto Maroni che lo ha invitato a prendere esempio dalla Lombardia. Né tanto meno dalla silenziosa presenza dei suoi predecessori Enrico Letta e Mario Monti. Tra i goal dell’Italia cita l’Expo, che “sta funzionando contro quelli che ci remano contro”. E tra quelli dell’Europa, la nascita di un “grande leader” come Alexis Tsipras che ha davanti la prova delle urne e mettendosi in gioco ha dimostrato un coraggio che, sempre secondo quanto riferiscono alcuni partecipanti, il premier italiano non sarebbe riuscito ad eguagliare.
Sarà stato il messaggio a Bruxelles sintetizzato nell’esordio “l’Italia ha cambiato pagina e lo ha fatto in un anno, è cresciuta e ora tocca all’Europa fare la sua parte”, o l’invito a “smetterla di piangersi addosso e di credere che questo sia il Paese degli alibi”. O ancora l’espressa intenzione di “lavorare duro. L’Italia è una miniera di opportunità”. O più semplicemente il suo battere ripetutamente su burocrazia e imposizione fiscale. Fatto sta che dalla sala arrivano commenti come quelli dell’ad di Banca Ifis, Giovanni Bossi, secondo il quale Matteo Renzi si è conquistato “la platea di Cernobbio: energia e messaggi positivi. Un anno fa non venne. Tanto cambiamento”, twitta all’uscita il banchiere. “Bravo Renzi: chiaro, semplice, orientato all’azione”, gli fa eco il presidente dell’Enav, Nani Beccalli Falco. “Ha detto quello che volevamo sentirci dire”, spiega il numero uno di General Electric per Italia e Israele, Sandro De Poli, secondo il quale con questo governo “diventiamo un Paese normale, se non addirittura attrattivo”.
Al coro pressoché unanime si sono uniti nomi dell’imprenditoria di Stato come il numero uno dell’Enel, Francesco Starace, i presidenti di Eni e Poste, Emma Marcegaglia e Luisa Todini, l’amministratore delegato delle Ferrovie, Michele Mario Elia (“lo sposiamo in pieno”), ma anche quelli di banchieri come Gian Maria Gros-Pietro di Intesa ( “il Governo ha fatto molte cose in poco tempo”) o Federico Ghizzoni di Unicredit, per il quale “i numeri parlano da soli” e tra le principali richieste degli imprenditori c’è stata quella di “proseguire con le riforme, rendere il business più facile e snello, proseguire con quello che si sta facendo. Non sono arrivate domande polemiche”. Applausi anche dal presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi che parla di “velocità di azione nuova rispetto al passato”, senza nessun apparente riferimento alla banda larga. Insomma, Renzi a Cernobbio fa il pieno di entusiasmo. Gli riuscirà anche a Bruxelles?