“Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”. Questa frase di Edmund Burke che ho visto scritta come murales persino sugli edifici di Scampia, è stata per molto tempo uno dei principali aforismi di riferimento per noi difensori civici delle Assise di Palazzo Marigliano. Oggi la ritroviamo sostanzialmente riproposta nelle parole del Vescovo di Catania ai funerali dei due coniugi uccisi, forse da clandestini, pochi giorni fa.
Nel giorno dell’addio ai coniugi uccisi nella loro villetta durante una violenta rapina monsignor Calogero Peri, arcivescovo di Caltagirone, in un clima di rabbia, tensione e incredulità ha esclamato: “Nessuno può sentirsi del tutto innocente: quando il male arriva è perché gli onesti dormono”. “Male e bene – ha aggiunto – non hanno colore, non sono bianchi o neri, stanno nel cuore dell’uomo, di qualunque razza sia”.
Non posso non essere sconvolto come cittadino napoletano, come medico e società civile, dall’ennesimo efferato omicidio avvenuto con un nugolo di proiettili, proprio sotto l’ingresso delle Maestre Pie Filippine in prossimità di via Santa Teresa degli Scalzi al Museo: la mia scuola elementare. E’ un luogo carissimo della mia infanzia, ancora oggi scuola elementare , asilo e scuola media.
L’omicidio è avvenuto pochi attimi prima dell’inizio del flusso dei bambini diretti a scuola in uno dei luoghi che è anche uno dei più sacri e simbolici delle Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre del 1943).
Le terrazze al primo piano di questa scuola, cortile di giochi dei bambini, vennero infatti utilizzate dai cittadini napoletani in rivolta per prendere “di infilata” la strada davanti alle barricate create per fermare i carri armati tedeschi piazzando nella strada i tram di traverso.
La battaglia era necessaria non per fermare o danneggiare la ritirata dei nazisti ma per fermare l’azione dei genieri tedeschi che avevano avuto l’ordine di fare saltare il ponte murattiano che sovrasta l’intero quartiere Sanità, dov’è nato e vissuto Totò.
Questa violentissima azione militare, tra le più sanguinose delle 4 Giornate di Napoli, si scatenò quindi perché, facendo saltare il ponte costruito da Murat, sarebbero state rase al suolo tutte le case del quartiere Sanità sottostanti. Tutte, allora come oggi, densamente abitate.
In quei sanguinosissimi scontri si distinsero eroi come la popolana Maddalena Cerasuolo che nelle vie adiacenti perse la vita tirando una granata contro i panzer nazisti, e lo scugnizzo eroe Giuseppe Capuozzo, di soli 11 anni. Il suo gesto è rimasto come emblema di quell’evento.
Da allora, da quei mitici, sanguinosi e gloriosi giorni onorati da eroi loro malgrado, che hanno reso Napoli unica città di Europa che si è liberata da sola dai nazisti, non si era più versato sangue davanti alla Scuola delle Maestre Pie Filippine in via Santa Teresa degli Scalzi al Museo.
Siamo nel centro e cuore pulsante di Napoli, siamo a cento metri dal Museo Archeologico Nazionale, il Museo più importante del mondo per la storia romana con tutti i reperti salvati da Pompei.
Provo un dolore immenso nel vedere scorrere sangue davanti alla mia scuola, dove sono cresciuto nel ricordo e nel racconto del sangue versato anche dalla mia famiglia.
Sono figlio di un altro scugnizzo eroe delle 4 Giornate di Napoli , quel Raffaele Marfella di 12 anni, nipote del settantenne Raffaele Marfella, che nell’ultima giornata saltò in aria su una mina antiuomo tedesca mentre indirizzava, come scout locale, la colonna dei militari Usa che correva a salvare gli insorti asserragliati in via Belvedere al Vomero, non raggiungibile attraversando il centro storico proprio per le barricate e i combattimenti in corso a via Santa Teresa degli Scalzi al Museo Nazionale. Al mio bisnonno è stata quindi intestata quella strada alternativa, allora viottolo di campagna: via Raffaele Marfella, (quartiere Miano), martire delle 4 Giornate di Napoli.
I due Raffale Marfella erano usciti solo per cercare qualcosa da mangiare per tutta la famiglia, perché per età, uno 12 e l’altro oltre i 70, non erano più rastrellabili dai tedeschi in ritirata.
In via Santa Teresa degli Scalzi abbiamo istituito, e quest’anno siamo alla seconda edizione, le “4 Giornate dell’Ambiente e della Salute di Napoli” volendo sottolineare e sollecitare proprio l’impegno prioritario, individuale, civile di ogni singolo cittadino napoletano per riprendersi il controllo dell’ambiente e della salute nella nostra città.
Il sangue versato in questi giorni mi ricorda purtroppo che questo impegno deve accompagnarsi anzi, deve essere preceduto, dal medesimo impegno individuale e civile finalizzato a combattere l’ illegalità e la camorra che imperano e terrorizzano col sangue oggi Napoli .
Occorre riprenderci, e farlo combattendo tutti, senza lasciare nessuno da solo, come allora, come in quei giorni. Non solo per il recupero del controllo ambientale e delle attività industriali illegali, ma anche per obbligare la politica ad una conseguenziale riflessione normativa sull’uso e abuso dei farmaci, a cominciare dalle droghe.
La depenalizzazione delle droghe è ormai indifferibile, e ciò non significa affatto eliminare il controllo o favorirne la diffusione, ma anzi significa aumentarne il controllo, sottrarre risorse economiche alla camorra, alla base del loro sanguinoso impero, e fare educazione/formazione imponendo in sostituzione più cogenti, efficaci ed immediate pesanti sanzioni amministrative rispetto alle attuali sostanzialmente inutili sanzioni penali.
Che le 4 Giornate di Napoli siano il nostro imperituro modello di riferimento per recuperare la dignità e la pace del nostro popolo.