“Questi rumors sono nuovi per me. Noi adotteremo misure che saranno innanzitutto market friendly, di cui tutte le banche potranno beneficiare e se necessario e se sarà consentito dalle regole europee avremo una spinta ulteriore dalle garanzie statali indirette”. Questo l’asciutto commento rilasciato a Class Cnbc dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sull’ipotesi di un piano di salvataggio da 1,5 miliardi in cantiere per Banca Marche, Popolare dell’Etruria e Carife a proposito del quale nega che il governo stia chiedendo ai grandi istituti di contribuire al fondo salva-banche.
Nel suo intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio l’ex capoeconomista dell’Ocse ha ricordato che “siamo usciti da una recessione che ci ha portato via 10 punti di Pil e siamo un Paese bancocentrico, era ben strano immaginare non ci fossero situazioni difficili nei bilanci bancari”. E ha indicato come strada maestra per uscire dalla crisi quella di chi “mette a posto il suo sistema finanziario”. Come gli Stati Uniti, ma anche la Spagna, che ha seguito il modello americano di risanamento delle banche facendolo gravare sulla finanza pubblica. Tuttavia “un Paese come l’Italia ha un problema del sistema bancario che non si può permettere di far gravare sul bilancio pubblico e il costo dell’aggiustamento del sistema finanziario deve quindi trovare altre vie”.
Non è ancora chiaro se tra queste, dopo mesi di trattative, ci sarà una bad bank di Stato che aiuti a sgravare i bilanci degli istituti dai crediti deteriorati. Ai banchieri in sala il ministro sottolinea che “forse ci si è accorti un po’ troppo tardi che bisognava fare qualcosa quando la legislazione europea lo permetteva ancora. Oggi, dal 2013, la legislazione europea è molto più restrittiva, per ragioni di aiuti di Stato“. Fuori dalla sala, all’agenzia Bloomberg, aggiunge che i colloqui dell’Italia con la Commissione europea sulla lavatrice pubblica dei crediti non più esigibili delle banche italiane sono arrivati alla fase finale. L’idea, quindi, “non è stata accantonata”. Ma Padoan mette le mani avanti aggiungendo che anche senza una bad bank, in Italia sta comunque partendo un mercato per la cessione dei crediti che i debitori non sono più in grado di pagare, i cosiddetti non performing loans).
Ai banchieri, in ogni caso, oltre a confermare le future spinte il ministro ricorda che “il quadro internazionale del credito è cambiato, sia perché l’integrazione finanziaria è cambiata, sia perché la sorveglianza del sistema bancario è tutta a Francoforte e quindi il sistema di regole per tutte le banche dell’Eurozona deve andar bene anche al sistema italiano”. Ma insieme al bastone c’è anche “un quadro di opportunità nuovo e l’auspicio del governo è che sia sfruttato al meglio”.