Una startup della California con un prodotto innovativo a base vegetale che sta acquisendo sempre più mercato. La più grande multinazionale del settore che le intenta causa. Intrighi e macchinazioni da parte del consorzio dei produttori di uova per bloccarne l’ascesa. Il caso intorno a Just Mayo è simbolico: raffigura lo scontro inevitabile tra un nuovo modo di concepire l’alimentazione e la sostenibilità e chi invece si arrocca per mantenere ben saldo lo status quo.
Tutto nasce quando la Hampton Creek lancia sul mercato una maionese vegana ad un prezzo vantaggioso e con sapore che a detta dello chef televisivo Andrew Zimmern è meglio dell’originale. E che al contrario di quella contenente uova non ha colesterolo e non implica l’utilizzo di milioni di galline rinchiuse negli allevamenti.
La Hampton Creek si espande e sale alla ribalta anche grazie ai lungimiranti finanziamenti di Bill Gates e Jerry Yang, uno dei fondatori di Google.
Di lì a poco Just Mayo spopola nei supermercati degli Stati Uniti e viene scelta come base di preparazione dei tramezzini da catene alimentari, un fatto che sta seriamente preoccupando chi produce la solita maionese, quella che in teoria dovrebbe essere fatta con uova fresche crude.
È del 2014 la causa che Unilever (proprietaria del noto marchio di maionese Hellman’s) ha intentato contro Hampton Creek, adducendo il fatto che la parola maionese non possa essere utilizzata per un prodotto senza uova. Causa che è stata ritirata dopo essersi risolta in un boomerang di proporzioni gigantesche che ha creato solo articoli negativi sui media ed enorme pubblicità ai loro piccoli rivali, perché una delle più grandi mutlinazionali del pianeta che si preoccupa dell’etichettatura di un prodotto di una start-up sembra proprio una sorta di bullismo.
È di questi giorni invece lo scandalo pubblicato sul Guardian e moltissime testate anglofone. Ci sono ben 600 pagine di mail e conversazioni tra i membri della American Egg Board (Aeb – consorzio finanziato dai produttori di uova americani ma di fatto dipendente dal Ministero dell’Agricoltura), che cercano la strategia per mettere i bastoni tra le ruote alla Hampton Creek e al suo prodotto di maggior successo. Tra questi anche metodi non conformi allo statuto della Aeb stessa o persino illegali. E non mancano anche battute in puro stile mafioso sul “far fuori” Josh Tetrick, fondatore di Hampton Creek. Insomma, una specie di con ogni mezzo necessario. Se spopola una maionese vegana dopotutto ne va del futuro del mercato e della produzione di uova.
Ma perché interessarsi di questa vicenda? Perché è un paradigma dei tempi che stanno cambiando. Perché siamo nel bel mezzo di un periodo di transizione, in cui sempre più persone stanno prendendo coscienza dei danni legati ad un’alimentazione sconsiderata e del peso morale di tenere incatenati o imprigioinati negli allevamenti decine di miliardi di esseri viventi. Non è solo quella percentuale di vegetariani o vegani che si sta ponendo delle domande. La fuori secondo l’ultimo “Special Diets Report” c’è un 36-39% degli americani che si dice interessato ad un alimentazione prevalentemente vegetale, così come è proprio la percentuale di persone definite reducetarians (o flexitarians) che sta diminuendo l’utilizzo di prodotti animali nella propria dieta ad aver portato negli ultimi anni ad una riduzione annua di ben 400 milioni di animali uccisi negli Usa.
Vuoi che la scelta sia per motivi etici, di salute o ambientali, il fatto non cambia. Se a questa fetta notevole di popolazione che sta cambiando opinione possiamo dare una maionese vegetale a buon prezzo e con un sapore ottimo, ecco dove sta il problema per cui Aeb e gli allevatori intensivi di galline ovaiole sono pronti a tutto pur di continuare a spingere un’alimentazione basata sui prodotti animali.
Una storia tutta americana? No, purtroppo. Perché le galline sono sottoposte a simile trattamento un pò ovunque. La nostra video-inchiesta “Fabbriche di uova”, diffusa nel 2012, mostra gli allevamenti in gabbia, a terra, all’aperto e biologici. Mostra cosa sono davvero, oltre le ridenti immagini pubblicitarie.
E se ‘Fabbriche di Uova‘ è il video animalista italiano più guardato su internet non è un caso. L’argomento suscita interesse, perché si tratta di sapere da dove proviene ciò di cui ci nutriamo. Qualcosa di cui non possiamo più fare a meno, per il bene degli animali e del pianeta, ma anche nostro.