Sollevato dalle funzioni investigative del Noe lo scorso 4 agosto, il colonnello Sergio Di Caprio preferisce non interrogarsi sulle motivazioni che hanno spinto il Comando generale dell’Arma a giustificare la decisione come “cambiamento strategico nell’organizzazione dei reparti”. Intervistato da Raffaella Fanelli per la Radiotelevisione Svizzera, il Capitano Ultimo, che rimane vicecomandante del Noe ma senza svolgere funzioni di polizia giudiziaria, non vuole essere considerato una vittima. Né intende tornare ai toni della sua lettera di commiato dai suoi reparti del 18 agosto, nella quale parlava di “servi sciocchi” che abusando “delle attribuzioni conferite e calpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”. “Il perché non mi interessa, sono un servitore, non decido io”, risponde oggi. “Ma nessuno potrà impedirmi di rimanere attaccato al mio popolo, ai miei uomini e di combattere nel nome e insieme all’Arma”. E ancora: “Dobbiamo dare fiducia ai cittadini, stare accanto ai più deboli, perché credano in una lotta per la giustizia che dev’essere soprattutto equità contro i privilegi”. Innegabili i grattacapi che il lavoro di Di Caprio ha causato a personaggi noti della politica. In un’inchiesta tra le più recenti, quella sulla cooperativa Cpl Concordia, compare anche l’intercettazione tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi, dove l’allora segretario del Pd e non ancora premier sembra candidarsi a sostituire Enrico Letta a Palazzo Chigi. “I fastidi dati alla politica c’entrano qualcosa con la sua vicenda?”, domanda la giornalista. “Non dobbiamo parlare di me. Dobbiamo parlare della gente, quella piccola, che sta nell’ombra, che fa sacrifici. Di quella che ha fame, sia di cibo che di giustizia”
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