La Penisola registra il maggior incremento di crisi aziendali di tutti i Paesi Ocse. Gli altri Stati lo scorso anno hanno visto il numero calare sotto il livello raggiunto durante gli anni peggiori della recessione
Un aumento costante che non ha uguali negli altri Paesi Ocse. In Italia, durante la crisi, i fallimenti sono aumentati del 66,3%, passando dai 9.383 del 2009 ai 15.605 del 2014. Nessun altro dei 34 Stati sviluppati che fanno parte dell’organizzazione ha registrato un incremento simile: anzi, in Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania lo scorso anno ha segnato una forte inversione di tendenza, con il numero di aziende fallite calato rispettivamente del 55,1, del 23,4 e del 20,5% rispetto a sei anni fa. E anche in Francia, pur ripartita più lentamente, si registra un calo dell’1,1%.
A mettere in fila i dati è il Centro studi ImpresaLavoro, che evidenzia come solo l’Italia sia ancora ampiamente al di sopra dei livelli pre-crisi. Solo quest’anno la tendenza sembra destinata a invertirsi: “La nostra stima è un calo di 1.300 fallimenti rispetto al 2014, con un livello complessivo che dovrebbe attestarsi sui valori del 2013”, spiega Massimo Blasoni, presidente del Centro Studi. “Ma anche con questo miglioramento rimarremmo il Paese che da questo punto di vista ha reagito peggio alla crisi. Nei sei anni tra il 2009 e il 2014, infatti, sono fallite nel nostro Paese ben 75.175 aziende”.