E' quanto scrivono i supremi giudici nelle motivazioni della sentenza con cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti dall'accusa di aver ucciso la studentessa inglese
“Amnesie”. “Defaillance”. “Colpevoli omissioni” che hanno dato vita a un processo che ha avuto “un iter obiettivamente ondivago”. Sono queste le parole che i giudici della Cassazione scrivono nelle motivazioni della sentenza – che a marzo ha portato all’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito – per descrivere le indagini sull’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, uccisa nella sua casa di Perugia il 1 novembre del 2007. Per quel delitto, l’unico colpevole – hanno stabilito le sentenze – è Rudy Guede, condannato in via definitiva con rito abbreviato a 16 anni di carcere per omicidio “in concorso”.
Ad avviso della Suprema Corte, se non ci fossero state tali falle si sarebbe “con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quanto meno di tranquillante affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell’estraneità” dei due ex fidanzati rispetto all’accusa di avere ucciso la studentessa inglese.
I giudici escludono “la loro partecipazione materiale all’omicidio, pur nell’ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola”. E sottolineano la “assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili” nella stanza dell’omicidio o sul corpo di Meredith. Nella sentenza 36080 di 52 pagine viene scritto che sono state “invece rinvenute numerose tracce riferibili al Guede“.
Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i Supremi giudici rilevano che la “sola traccia biologica” rinvenuta su tale gancetto non offre “certezza alcuna” in ordine alla sua “riferibilità” a Raffaele Sollecito “giacché quella traccia – sottolinea la Cassazione – è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità, di talché si tratta di elemento privo di valore indiziario”.
Secondo gli ermellini, poi, non hanno “certamente giovato alla ricerca della verità” il “clamore mediatico” dell’omicidio e i “riflessi internazionali” che la vicenda ha avuto. Che hanno provocato una “improvvisa accelerazione” delle indagini “nella spasmodica ricerca” di colpevoli “da consegnare all’opinione pubblica internazionale”.
Sarebbe inutile processare nuovamente Knox e Sollecito per il delitto Kercher, dato che è “negativa” la risposta sulla “possibilità oggettiva” di condurre ulteriori accertamenti che “possano dipanare i profili di perplessità, offrendo risposte di certezza”, concludono i giudici ricordando che i pc della Knox e della vittima “che forse avrebbero potuto dare notizie utili, sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti” e le tracce biologiche sono di “esigua entità” per essere rianalizzate.
“Sono molto sollevata e contenta…”. Amanda Knox ha commentato con poche parole le motivazioni della Cassazione. Lo ha fatto al telefono dagli Usa con uno dei suoi difensori, l’avvocato Carlo Dalla Vedova. “Emerge chiaramente è definitivamente che sono stato vittima di un clamoroso errore giudiziario che rimarrà alla storia”, ha detto invece Sollecito all’Ansa.
“La Cassazione conferma una volta di più che Raffaele Sollecito è stato processato per anni e tenuto in carcere da super-innocente”: l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore dell’ingegnere pugliese, commenta così le motivazioni della Cassazione. Parole che per la penalista “rendono ancora più bella” quella sentenza e “prende a bastonate gli errori compiuti nelle indagini”. L’altro avvocato di Sollecito, Luca Maori, annuncia all’Ansa che chiederà il risarcimento per ingiusta detenzione per i 4 anni che il suo cliente (così come Knox) hanno passato in cella.