In materia di nomine e rottamazione della malapolitica, c’è qualcosa che non combacia tra i buoni propositi del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e i fatti concreti. Ecco i dati. E le date. Il 2 marzo De Luca, fresco vincitore delle primarie Pd in Campania, si presenta come il “nuovo”: “La Regione non sarà un mercato, non ci sarà distribuzione di incarichi; nessun mercato politico”. La musica cambia qualche mese dopo quando De Luca il 31 maggio vince pure le elezioni “vere” e diventa governatore. La promessa di non promuovere trombati viene infatti mantenuta durante la formazione della giunta. Ma viene violata invece quando si passa alle nomine del sottobosco.
C’è da rifare il vertice di Soresa, la partecipata della sanità campana. De Luca propone come presidente Giovanni Porcelli e come consigliera Giulia Abbate. Il primo – Porcelli – è un candidato non eletto di Campania Libera per De Luca, la lista messa su dall’ex senatore dell’Udeur Tommaso Barbato, ex braccio destro di Clemente Mastella e decisivo per la caduta del governo Prodi nel 2008, nel voto decisivo per la fiducia a Palazzo Madama: in quell’occasione, racconta la sua storia personale, sputò al collega di partito Nuccio Cusumano, colpevole di non aver seguito le indicazioni di Mastella. Porcelli in questa lista è risultato secondo dei non eletti, raccogliendo 5300 preferenze. Ex sindaco di Mugnano, 43 anni, ha anche ricoperto diversi incarichi politici, tra cui quello di presidente della Munianum spa, la società che gestiva il mercato ittico di Mugnano. La società è poi fallita sotto il peso di un paio di milioni di debiti.
La seconda – Abbate – è una consigliera regionale uscente e non rieletta del Pd. Nel 2013 era entrata in consiglio come prima dei non eletti, dopo che Umberto Del Basso De Caro fu nominato sottosegretario nel governo Letta. Nonostante fosse capolista in un collegio di Benevento e nonostante abbia raccolto oltre 6mila preferenze, la Abbate (che di lavoro fa l’avvocato) non è stata eletta. Polemiche ad alzo zero in Forza Italia e nel centrodestra: da quale pulpito, loro nel 2010 fecero esattamente lo stesso quando Caldoro nominò a capo di Soresa il consigliere non rieletto Francesco D’Ercole.
Ma il vero capolavoro di De Luca arriva con la nomina per Bruno Cesario, l’ex Responsabile che, insieme a Domenico Scilipoti e Massimo Calearo nel dicembre 2010, uscì dal centrosinistra per regalare un altro anno di vita al crepuscolare governo Berlusconi (e ne ottenne in extremis uno strapuntino da sottosegretario). Ex Ppi, Margherita, Pd, primo dei non eletti in Forza Italia in un collegio lontano dalla Campania, il trasformista Cesario è tornato al suo primo amore per Ciriaco De Mita e poche ore prima della chiusura delle liste ha accettato l’invito del leader di Nusco a candidarsi nell’Udc alleata in extremis con il Pd e De Luca. Non ce l’ha fatta, ma De Luca lo ha recuperato con un incarico di dirigente regionale di staff.
Cesario avrà il compito di guidare la sede della Regione Campania a Roma, dove curerà i rapporti con il Parlamento, il Cipe e il sistema delle conferenze. Più o meno negli stessi giorni, De Luca ha nominato una consigliera regionale uscente e non rieletta del Pd, Angela Cortese, consulente politico per il settore scuola. La delega che Cortese assunse in due vecchie giunte provinciali napoletane. A Palazzo Santa Lucia il De Luca-dottor Jekyll, rottamatore renziano, ha lasciato il posto al De Luca-mister Hyde, cinico riciclatore. Persino degli amici dell’ex nemico De Mita.