I pm di Milano Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi chiedono di chiudere le indagini su Dario Romagnoli ed Enrico Vitali, accusati di aver riciclato somme di denaro appartenenti allo storico braccio destro dell'ex ministro di Berlusconi
Le indagini sui soci di studio dell’ex ministro Giulio Tremonti sono da archiviare. È la richiesta avanzata dalla procura di Milano al giudice per le indagini preliminari: nell’inchiesta sono indagati Dario Romagnoli ed Enrico Vitali, soci dello studio “Tremonti, Vitali, Romagnoli, Piccardi e Associati”. I due professionisti sono accusati dai pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi di aver riciclato somme di denaro appartenenti a Marco Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti.
Nata dalle dichiarazione dell’imprenditore irpino Paolo Viscione, l’indagine aveva portato ad una perquisizione della guardia di Finanza nello studio dell’ex ministro di Silvio Berlusconi: le fiamme gialle erano entrate negli uffici di Tremonti e soci il 30 ottobre del 2014. I pm ipotizzavano che nel 2011 Romagnoli e Vitali avrebbero “custodito e comunque gestito denaro appartenente a Marco Milanese“. Soldi provenienti dalla rete di rapporti e favori su cui poteva vantare Milanese negli anni trascorsi al ministero di via XX Settembre e che erano “stati girati” ai due soci di Tremonti “in modo da occultarne la provenienza delittuosa e assicurare” all’ex parlamentare del Pdl, “la disponibilità in contanti, anche con la possibilità di utilizzare la copertura dello studio professionale, possibile destinatario di incarichi idonei a favorirne formale giustificazione ai trasferimenti di denaro”.
Nel luglio 2011 davanti agli inquirenti napoletani l’imprenditore Viscione aveva messo a verbale di aver consegnato a Milanese denaro e regali in cambio della promessa di rallentare e “sistemare” le inchieste a suo carico e a carico della sua società. Ed è proprio seguendo quei soldi che gli inquirenti erano arrivati allo studio Tremonti, Vitali, Romagnoli, Piccardi e Associati. Adesso però i pm Pellicano e Polizzi hanno chiesto di archiviare il fascicolo perché sostengono di non avere abbastanza prove a sostegno dell’accusa mossa ai due soci di Tremonti. Agli atti dei due pubblici ministeri c’è ancora il fascicolo in cui direttamente Tremonti figura tra gli indagati. L’ex ministro di Berlusconi è accusato di essere il destinatario di una tangente da da 2,4 milioni di euro, elargita da Finmeccanica nel marzo 2009, per ammorbidire il suo iniziale parere negativo all’acquisto per 3,4 miliardi di euro nel luglio 2008 della società statunitense Drs, fornitrice del Pentagono. Finmeccanica è una società controllata dal Tesoro e all’epoca dei fatti Tremonti era il ministro dell’Economia in carica.