Gli incontri professionali rappresentano una delle parti più apprezzate del Medimex, il salone dell’innovazione musicale che si svolgerà a Bari dal 29 al 31 ottobre. Per la sezione internazionale, quest’anno arriveranno direttori artisti ed esperti di organizzazione da ogni parte del mondo, in rappresentanza dei festival più famosi come Glastonbury, Eurosonic (Olanda), Roskilde (Danimarca), Great Escape (Gran Bretagna) e South by Southwest (Stati Uniti). Proprio da quest’ultimo grande evento, che si svolge ogni anno a Austin e richiama migliaia di persone da ogni angolo del pianeta, torna a Bari Stacey Wilhelm, uno dei programmatori del SXSW e che, tra l’altro, si occupa anche della selezione degli artisti italiani che ogni anno si esibiscono in Texas. Abbiamo parlato con lei del futuro della musica live, dei festival, del Medimex e delle sfide che l’industria musicale si troverà ad affrontare nei prossimi anni.
Come scegli gli artisti italiani che suoneranno a Austin? Quali sono i tuoi criteri?
Usiamo gli stessi criteri per tutti gli artisti che prendiamo in considerazione per l’SXSW. Innanzitutto, ovviamente, conta come suonano. A volte può essere abbastanza soggettivo, quindi più di un membro del nostro team deve concordare sul fatto che la band o l’artista sia davvero speciale e talentuoso.
Poi consideriamo la loro carriera. Da quanto tempo suonano e cosa sono riusciti a fare in quel periodo di tempo. Fattori come i tour, gli opening per altre band conosciute, le dimensioni e l’importanza dei luoghi in cui suonano, la pubblicazione di un disco, le citazioni sulla stampa autorevole. Non è necessario che un artista soddisfi tutti questi requisiti, ma per noi sono tutti indicatori del fatto che l’esibizione possa funzionare.
Da quando SXSW è un’opportunità promozionale, non paghiamo il viaggio e l’alloggio degli artisti. Il benefit di esibirsi a Austin è che il nostro pubblico è formato da un’ampia varietà di professionisti dell’industria musicale internazionale e dei media. Inoltre, gli artisti in questione devono prendere la cosa molto seriamente e dimostrare di essere pronti a impressionare agenti, impresari, manager discografici, giornalisti o altre band con cui potrebbero collaborare in futuro.
Alcuni degli artisti vengono da paesi in cui operano uffici e istituzioni che li aiutano anche finanziariamente a coprire le scese. In quei casi, discutiamo le nostre scelte con quelle agenzie per vedere se ci sono artisti fortemente supportati dai loro paesi, ma non vuol dire che siamo sempre d’accordo e di solito invitiamo artisti che crediamo meritino un’opportunità, sperando siano in grado di pagare il viaggio.
SXSW è un evento dalle dimensioni enormi, molto difficile da realizzare in una realtà come quella italiana. Che suggerimenti puoi dare a chi, in Italia, avesse voglia di organizzare un festival di buon livello?
È difficile per realtà piccole, per la scena non americana, e noi lo capiamo. È per questo che prendiamo in considerazione il sostegno di un team di professionisti o dei singoli governi.
Partecipare alle nostre conferenze, frequentando panel di discussione, sessioni formative o semplicemente creando un network con professionisti del settore può essere una grande risorsa. Non si sa mai chi si può incontrare.
Sarai uno degli ospiti del Medimexi di quest’anno. Cosa ti aspetti da questa esperienza italiana?
Ho partecipato al Medimex in passato ed è sempre stata un’esperienza meravigliosa. Gli organizzatori sono fantastici e vanno avanti e indietro per far sentire me e gli altri ospiti stranieri sempre a proprio agio. Ho avuto grandi incontri e la gente che partecipa con cui ho interagito è appassionata e vogliosa di imparare. C’è molto talento in Italia, e per me è stato un vero onore partecipare e parlare delle opportunità che eventi come il SXSW possono rappresentare. Ormai quella del Medimex è una mia piccola famiglia e non vedo l’ora di rivedere tutti quanti.
La dimensione live è sempre più importante per artisti e band. In futuro avremo meno dischi e più concerti dal vivo?
Questa è una domanda molto difficile e non sono sicura di avere la risposta. Non credo che ci sarà mai una ragione abbastanza forte da spingere gli artisti a non registrare più dischi. I fan di tutti i tipi vogliono ascoltare le canzoni dei loro artisti preferiti anche fuori dagli eventi live. Comunque, capisco quanto sia diventato difficile trarre profitto dal mercato discografico.
Gli spettacoli live aiutano le band a far soldi ma anche a conquistare nuovi fan che poi, si spera, continueranno ad ascoltare quella musica a casa, in automobile, in ufficio. Di sicuro il disco digitale soppianterà quello fisico in molti mercati.
Credo che l’album classico, con tante canzoni, soffre perché gli artisti grazie al digitale possono pubblicare una canzone per volta o EP più ridotti. Ma io continuo a preferire i vinili…