Il nuovo capo della Rai Campo Dall’Orto afferma che nel servizio pubblico l’ascolto non può essere l’obiettivo primario. Vespa, con l’intervista ai Casamonica, ha dimostrato che il dg ha ragione. Quello che è accaduto a Porta a Porta non è stato né uno scoop informativo (tutto già detto a In Onda su La7) né un insulto all’antimafia. In Rai queste scivolate partono da lontano: dai processi in diretta (Cogne, Garlasco, ecc.) all’intervista al serial killer Bilancia a Domenica In. Tutto è lecito? Dipende dal contesto, dalle domande e da chi le fa. Sarebbe un errore fare di Vespa un martire, qui si tratta di qualità dei programmi: a Porta a Porta è andata a ramengo. Il nuovo dg dovrebbe, prima di tutto, occuparsi di questo, poi “trasformare la Rai attraverso un grande progetto di digitalizzazione culturale dell’azienda”. La Qualità dovrebbe essere alla base del ruolo editoriale del servizio pubblico. Per una volta la scelta dei professionisti, capaci di raggiungere gli obiettivi, dovrebbe avvenire con trasparenza, su curricula e tra i 13mila dipendenti, perché lì si trovano i Van Basten e i Gullit, cioè i “portatori di talento”.
I Virgilio, che Campo Dall’Orto sceglierà per viaggiare tra le strutture commerciali e produttive dell’azienda, saranno la cartina di tornasole per capire quanto la politica conterà ancora nelle nomine, al di là dei proclami. Alla Camera è approdata la riforma della Rai in cui il governo non dice come intende combattere l’evasione del canone: pari al 27%, circa 400 milioni di euro. L’Associazione di lavoratori, Rai Bene Comune, alla presidente Monica Maggioni e al dg chiede se intendono proseguire sulla strada della “esternalizzazione delle attività che potrebbero svolgersi internamente”, denunciando che “troppo poco si è fatto nel passato”, nonostante la sollecitazione della Corte dei conti di contenere i costi (il debito di cassa è di circa 300 milioni), chiedendo al duo di attivare “ogni misura organizzativa, di processo gestionale, idonea a eliminare le inefficienze”.
È vero che l’elettrodomestico rappresenta un’opportunità distributiva tra le tante e che Internet ha rivoluzionato, nei contenuti e nella produzione, il linguaggio del medium, ciò non modifica, però, gli obiettivi del servizio pubblico che sono sanciti dalla Costituzione. Quello che è accaduto da Vespa non c’entra nulla con il diritto del cittadino di essere informato. Nella legge in discussione, una quota del canone andrà distribuita tra le emittenti locali (art. 4) “per la funzione di pubblico interesse svolto”. La Rai non avrà più in esclusiva il ruolo di servizio pubblico. Cade a fagiolo la prima Conferenza nazionale delle Tv locali (organizzata da Millecanali), che si terrà l’8 ottobre a Roma. Per la Rai è il momento di rivedere, oltre alla qualità del prodotto, l’organizzazione e il ruolo delle Sedi regionali, per non “continuare a rimanere due passi indietro rispetto alla velocità della società”.
Il Fatto Quotidiano, 10 settembre 2015