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Non so a voi, ma a me questo rientro dalle vacanze (ammesso e non concesso che ci siate andati) dà la brutta sensazione di avere i piedi affondati nella colla. Prima almeno qualche margine di movimento c’era, sia pure con fatica si riusciva a fare un passo. Ora invece la colla si è indurita e siamo fermi, bloccati, paralizzati sul posto.

Una massa umana si sposta per l’Europa, corre, fugge sui binari, scavalca muri mossa dalla disperazione e dalla speranza, mentre noi assistiamo immobili, svuotati, senza sapere cosa fare.
Ci hanno tolto pure l’indignazione, ci hanno talmente sfibrati, fiaccati, esasperati che possono farcela sotto il naso. Come votarsi una leggina (tranne il M5S e Sel che si è astenuta: perché solo astenuta?) per intascare i rimborsi elettorali anche senza i bilanci “puliti” e garantire la cassaintegrazione retroattiva ai dipendenti del Pdl non riassorbiti da Fi. Gli altri cassintegrati, licenziati, esodati s’arrangiassero pure da soli, gli riprendiamo anche 500 milioni che erano destinati a loro e non abbiamo speso.

Tanto le voci ormai sono flebili, le corde vocali degli scandalizzati sono incollate (come i piedi) dalla rassegnazione e dai silenziatori della quasi totalità dell’informazione. A sentirsi sono – devono essere – solo le urla di una perenne campagna elettorale (cui ci ha costretto l’ex Capo dello Stato, nominando governi non scelti dagli elettori), tra protagonisti accuratamente selezionati, in cui si alternano insulti (“bestia”, “verme”), slogan, tweet e sempre nuove promesse (è importante che ce ne sia una al mese, così ti dimentichi della precedente, non sai più se è stata mantenuta, e ti concentri sull’altra) con cui si assicurano il – loro – futuro. L’ultima, in salsa berlusconiana, è l’abolizione della tassa sulla prima casa: allora come oggi, non si dice che tutti i Paesi ce l’hanno, non si fanno distinzioni tra meno abbienti e chi invece ha case di pregio, non si spiega dove si troveranno i 3,5 miliardi che mancheranno ai comuni. Allora come oggi, aumenteranno le tasse locali e i cittadini se la prenderanno in saccoccia e col sindaco cerbero di turno, mentre Renzi apparirà come un benefattore.

Tacitati gli indignati, un altro grido si leva ora alto e compatto: “C’è la ripresa. Cresce il Pil, i consumi, cala la disoccupazione. Evviva!”. Poco importa che, con una congiuntura internazionale mai così favorevole (l’acquisto di 60 miliardi di titoli al mese da parte della Bce, l’euro debole, il calo del prezzo del petrolio), cresciamo – sì – ma molto meno degli altri Paesi, e il tanto strombazzato +0,7% del nostro Pil nel II trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo di un anno fa, è meno della metà del resto d’Europa (+1,5%). Solo la Finlandia fa peggio di noi (0%), mentre la Spagna cresce del 3,1% e pure la Grecia dell’1,6%. Tanto chi li va a vedere i dati Eurostat? Soprattutto: chi ce li racconta? Allo stesso modo – è vero – nel II trimestre 2015 sono cresciuti gli occupati rispetto a un anno fa, ma i disoccupati sono rimasti uguali: oltre 3 milioni e 100mila persone che non hanno un lavoro, per un tasso di disoccupazione che è ancora al 12%, quasi il doppio della media dei paesi Ocse (6,8%). Dati che valgono gli osanna per le “riforme” del governo Renzi?

Eccoci allora, incollati al nostro malessere rassegnato e alla tv, dove scorrono talk stanchi come noi e la triste immagine del paese: i Casamonica. Dove tutto diventa surreale: Salvini con la scritta “Ruspe in azione” sulla t-shirt (ma per i vip di Cernobbio indossa giacca e cravatta), il dibattito su quanto è figa la Boschi in vacanza (lei sì che c’è andata), la spaccatura della spaccatura della spaccatura (anche di scatole) della minoranza Pd, le critiche a Vespa per aver ospitato i parenti del boss, incensurati (mentre nel suo salotto e nei palazzi istituzionali vengono accolti con tutti gli onori condannati definitivi), e il problema diventa – più che combattere i clan che controllano la capitale e i politici collusi, e punire chi ha permesso che quel funerale si svolgesse in quel modo – accelerare le nomine Rai.

Ecco sì: siamo proprio incollati. Noi come alla carta moschicida, loro, ça va sans dire, alle poltrone.

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