Sabato prossimo, la Lega Abolizione Caccia – Trentino Alto Adige/Südtirol ha organizzato un sit-in a Trento, in Piazza Duomo, dalle 10:30 alle 17:00, per commemorare e ricordare la morte di mamma Daniza, l’orsa uccisa lo scorso anno. Continua però la caccia alle streghe! KJ2, un’altra orsa con prole al seguito, ha le ore contate, mentre è stata presentata la richiesta di referendum popolare contro la presenza dell’orso e approvata la mozione contro gli orsi in trentino. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Caterina Rosa Marino, Delegata Lac per il Trentino Alto Adige/Südtirol e Francesco Mongioì, membro del Direttivo nazionale Lac e Coordinatore Comitato per l’Orso Trentino Alto Adige/Südtirol.
KJ2 è braccata, oramai potrebbe trattarsi di pochi giorni o poche ore… anche se non si hanno più notizie da tempo. Come vi state muovendo? E’ possibile fermare questa caccia alle streghe?
Effettivamente, non ci sono notizie. L’orsa, dopo l’attacco di Cadine, sembra essersi volatilizzata. La campagna di odio scatenata dai politici locali, potrebbe aver convinto qualcuno a farsi giustizia da solo e KJ2 potrebbe essere stata bracconata; non sono pochi gli orsi di cui si sono perse inspiegabilmente le tracce. Non c’è un motivo valido per ucciderla, è ormai evidente che ha agito perché si è sentita minacciata. Vogliamo anche sottolineare che non è certo che sia stata KJ2 ad attaccare il podista; sono state trovate tracce organiche dell’orsa nei pressi del luogo dell’attacco, ma, se un uomo perde la carta d’identità dove è avvenuta una rapina, è automaticamente autore del misfatto? Possiamo fare ben poco, sapremo qualcosa solo a cose fatte. Tutto quel che abbiamo fatto e faremo sarà protestare usando metodi civili e democratici: azioni legali, comunicati, richieste di incontro con il Ministro dell’Ambiente, interrogazioni parlamentari, petizioni, commemorazioni delle vittime.
KJ2 non è, quindi, un esemplare pericoloso?
KJ2 è un’orsa di 12 anni citata nel Rapporto Orso 2008, come presunta autrice di un falso attacco. Tale comportamento, compatibile con le esperienze riportate in bibliografia e registrate nelle altre popolazioni europee di orso, non ha richiesto interventi di tipo particolare. Possiamo presupporre che KJ2, accompagnata dai cuccioli, possa essersi trovata podista e cane davanti, all’improvviso! Mai cogliere di sorpresa un orso! I cani, anche se legati al guinzaglio, sono percepiti come predatori e quindi scatenano la loro reazione. Meglio lasciare il cane a casa in occasione di gite in zone frequentate da orsi! La zampata di questo animale può spezzare la schiena a un cavallo. Se KJ2 non l’ha fatto, vuol dire che voleva solo spaventare l’uomo e fuggire. Gli orsi devono avere un’area selvatica in cui essere lasciati in pace! Le persone che si inoltrano nel loro territorio, devono assumersi la responsabilità di ciò che può accadergli: una frana di sassi potrebbe ucciderli, potrebbero cadere in un dirupo, essere colpiti da fulmini o caricati da una mucca. Conoscere e rispettare le regole con cui si affrontano le escursioni in montagna è indispensabile.
È stata presentata la richiesta di referendum popolare contro la presenza dell’orso dalla Lega Nord trentino?
Sì, a decidere se tecnicamente l’iter per il referendum può procedere, è una terna di esperti. Ecco la domanda che i periti giudiziari dovranno vagliare: “Volete che la Provincia intraprenda tutti i passi possibili, nell’ambito delle sue competenze e con opportune iniziative presso lo Stato italiano o l’Unione europea, con riguardo alle competenze di questi ultimi, perché la presenza di orsi nel territorio di tutta la Provincia di Trento sia limitata rispetto alla situazione attuale?”.
La loro idea sarebbe quella di promuovere un accordo con la Slovenia per liberare il Trentino di questa presenza che considerano invasiva. Siamo, dunque, in attesa del pronunciamento della commissione che ne deciderà l’ammissibilità. Se si votasse adesso, non avremmo dubbi sull’esito di questo referendum: suonerebbero le campane a morto per gli orsi. Sono state troppe le campagne di odio e disinformazione.
L’obiettivo a lungo termine del Progetto Life Ursus era “di consentire nell’arco di qualche decina di anni la costituzione di una popolazione vitale di circa 40-60 orsi adulti, la cui presenza interesserà molto probabilmente anche le province limitrofe”. È stato raggiunto?
No, dati ISPRA ci dicono che gli orsi sono presumibilmente tra 41 e 51 e parlano di “stato di conservazione inadeguato ma in miglioramento”. Agli adulti possiamo aggiungere una decina di cuccioli, ma la mortalità dei piccoli è molto alta. La migrazione verso altre regioni limitrofe è stata limitata dalla mancanza di strutture adatte al passaggio degli animali selvatici. Gli zoologi dicono che il numero necessario per evitare accoppiamenti tra consanguinei sarebbe di almeno un centinaio di esemplari e che il territorio trentino avrebbe spazi e risorse alimentari per consentirne comodamente la presenza. Il problema è solo la tolleranza umana. L’annuale Rapporto Orso, emesso dalla Provincia Autonoma di Trento, ci indica che il numero degli orsi è in lieve declino rispetto agli scorsi anni: nel 2012 c’erano circa 49 orsi, nel 2013 circa 46, nel 2014 circa 41. “Orsi, l’ISPRA boccia il “numero chiuso”. La coesistenza è possibile, ma richiede uno sforzo maggiore nell’informare e affrontare ogni conflitto tra uomo e orso e prevenire i casi di assuefazione all’uomo che sono spesso all’origine dei problemi”: è questo il parere del Dott. Piero Genovesi, responsabile del servizio consulenza in materia faunistica dell’istituto ed esperto di orsi.
L’11 giugno è stata emessa, come nel caso di Daniza, un’ordinanza illegittima per l’aggressione. Viola i principi ispiratori del Piano d’Azione Interregionale? Perché illegittima e cosa ne pensa il resto dell’Europa di questa decisione.
L’ordinanza è illegittima perché non è vero che l’aggressione è avvenuta senza provocazione; come Daniza, l’orsa uccisa lo scorso anno, KJ2 è stata disturbata dall’arrivo improvviso e silenzioso dell’uomo e del cane. L’uomo aggredito deve accusare la Provincia Autonoma di Trento per non averlo informato! In questi progetti, l’alfabetizzazione della popolazione deve essere tra le prime voci di spesa. Sia il Governo italiano sia quello europeo ritengono che la provincia agisca in condizioni di urgenza ed estremo pericolo per la popolazione, per cui lasciano fare, senza ascoltare neanche l’Ispra. Noi abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati dal Ministro dell’Ambiente, senza esito alcuno.
Dopo l’aggressione di Daniza e KJ2, il 24 luglio è stata approvata la mozione per la riduzione degli orsi in Trentino con conseguente revisione del progetto Life Ursus. Visto che la Provincia di Trento ha preso o prende dei finanziamenti europei, a cosa andiamo incontro? Multe? La Provincia di Trento, avendo fallito nella conservazione dell’orso, non dovrebbe restituire il denaro ottenuto dal finanziamento europeo?
La mozione approvata il 24 luglio per il contenimento, con ogni mezzo, del numero di orsi nell’arco alpino, segna uno dei momenti più vergognosi della storia del Consiglio Provinciale trentino dall’inizio di questa legislatura e per questo motivo abbiamo lanciato una petizione online per chiedere la decadenza della giunta e lo scioglimento del Consiglio. La decisione presa dal Consiglio Provinciale dovrà essere ratificata dal Ministero, poiché per uccidere gli orsi, specie protetta, bisogna agire in deroga alla legge nazionale 157/92 e alla Direttiva Habitat
Il comunicato nr. 2445 del 01/10/14 della Provincia Autonoma di Trento propone una precisazione sulle reali cifre dei finanziamenti europei per la gestione dell’orso: “Non 8 milioni, ma 109.000 euro. Il grosso delle risorse che la Provincia ha investito per la gestione e la tutela dell’orso, fin dagli anni ’70, sono state messe di tasca propria, senza aiuti né da Roma né da Bruxelles, se non quelli citati in precedenza.” Bisognerebbe andare a fare i conti in tasca alla Provincia Autonoma di Trento, ma dovrebbe farli la Corte dei Conti. Niente multe, niente restituzioni: il denaro comunque è stato effettivamente speso per il progetto, non c’è nulla da restituire. Mi spiace fare il disco rotto, ma la colpa grave della provincia è di non aver destinato un’elevata quota di questi finanziamenti alla cosa più importante, l’informazione, destinata ai residenti e ai turisti. Questi progetti per la sopravvivenza dei grandi animali potenzialmente pericolosi per l’uomo e le sue attività, non possono avere successo se manca l’accettazione sociale del progetto. L’errore della provincia è stato anche quello di non aver creato un vivaio di studiosi: biologi, naturalisti, esperti della comunicazione, antropologi culturali, zoologi, etologi, ecc., in grado di dialogare alla pari con altri esperti nel mondo e di far esprimere al progetto e alla presenza di un animale totemico come l’orso, tutte le sue molteplici potenzialità. E’ mancato l’approccio culturale, ha prevalso la reazione viscerale, cieca e impulsiva. Quello che occorre fare è restituire dignità scientifica ed etica al progetto, strapparlo dalle mani di chi dal 1999 non ha mai saputo gestirlo in modo costruttivo ed affidarlo a un comitato scientifico di indiscussa capacità. La nostra concreta paura è che si vogliano affidare ai cacciatori quote di orsi cacciabili a fronte di cospicui pagamenti come accade in Slovenia o Romania.
Insieme ad altre associazioni avete fatto una conferenza stampa. Cosa è emerso. Quali sono le strategie da adottare?
Nella conferenza stampa del 22 luglio, abbiamo reso noto il punto di vista di un nutrito gruppo di associazioni riguardo la malagestione della popolazione ursina, da parte della Provincia Autonoma di Trento. Oltre alla scarsa informazione, è emersa la questione formazione. Nel mese di giugno, in Trentino, è stata organizzata un’esercitazione di Protezione Civile: individuazione e rimozione di una sorgente radioattiva per collasso della struttura ospitante, in seguito a un evento bellico. Un’ esercitazione certamente necessaria per una potenza nucleare come il Trentino! Tutti i giorni, però, amministratori e politici locali sostengono che l’emergenza per il Trentino è la reale possibilità di incontrare un orso. Sarebbe meglio, allora, realizzare esercitazioni su come comportarci se incontriamo un orso e su come evitare tale incontro, senza fare sterile allarmismo. Abbiamo scritto, chiedendo collaborazione, all’Assessore alla caccia, al Commissario di Governo, abbiamo chiesto un confronto con i sindaci, abbiamo sollecitato un confronto con tutti quei soggetti che presentano interrogazioni in Consiglio Provinciale contro l’orso o si esprimono pubblicamente proponendo soluzioni impraticabili. Ci siamo resi disponibili ad accompagnare i ragazzi, nei boschi, per evitare che siano accompagnati da sconsiderati che dichiarano di portarsi dietro armi da fuoco, di per sé pericolosissime, per difendersi da improbabili attacchi d’orso. Siamo disponibili a collaborare e lo abbiamo comunicato a chiunque sia disposto ad ascoltare, affinché cessi la caccia alle streghe in pieno svolgimento in Trentino.
Secondo la Lac e le altre associazione aderenti ci sono motivazioni economiche e politiche dietro la scelta di voler abbattere gli orsi?
Sì, la motivazione politica è la solita: mancano gli statisti. Abbiamo grande disponibilità di politicanti che non guardano alle prossime generazioni ma alle prossime elezioni. In generale la politica trentina perde di vista l’interesse generale, non si assume i doveri di custodia nei confronti di beni ambientali e culturali, ma pensa solo a ritorni in termini di consenso elettorale come, ad esempio, tutte le grandi concessioni elargite alle potenti lobby dei caroselli sciistici e dei cacciatori, addirittura concedendo la caccia nei parchi, compreso l’Adamello Brenta e lo smembramento dell’ex Parco Nazionale dello Stelvio, con il tentativo di aprire la caccia anche lì. Il voto del 24 luglio del Consiglio Provinciale di Trento, per la riduzione del numero degli orsi, ha visto votare, compatti e concordi, maggioranza e opposizione con l’unica, coraggiosa, eccezione del consigliere Filippo Degasperi (M5S). Per quanto riguarda quelle economiche, quante ne vogliamo! Se sui piatti della bilancia abbiamo da una parte il rispetto e la conservazione per il futuro dei beni (territorio, ambiente, animali, aria, acqua, salute, beni culturali e artistici), sull’altro abbiamo gli interessi di speculatori di asfalto e cemento, degli allevatori sovvenzionati con cospicui finanziamenti pubblici, di cacciatori, di progettisti di impianti da sci, ecc. E’ fin troppo facile capire chi prevarrà. In Trentino non si privilegia il turista eco-consapevole che cerca ambienti realmente protetti, ma si preferisce asfaltare le strade forestali, far andare i cacciatori a caccia d’inverno con le motoslitte nei parchi, dare la possibilità ai turisti di sciare anche di notte dotando le piste di potenti impianti di illuminazione! Tutelare l’orso significa, invece, lasciare larghe estensioni di territorio selvaggio e incontaminato, ma in Trentino, di naturale, c’è rimasto solo quel che la natura impervia ha saputo proteggere fino a oggi. L’aggressione al territorio continua, arrogante, prepotente, in nome di un falso concetto di sviluppo.