Il mio viaggio. Il mio nome è Francesca. Dal nome e dall’aspetto si potrebbe pensare che io sia italiana. E invece vengo dall’Albania.
Questa sera voglio raccontarvi un viaggio speciale, il viaggio che ha cambiato la mia vita. Ero una bambina di tre anni, mio papà era in Italia da un po’ e mia mamma, stanca di una famiglia divisa, decise di intraprendere un viaggio pericoloso. Ci sono viaggi che un bambino non dovrebbe mai fare, non in questo modo, non in questo mondo.
La notte del 9 settembre 1999 si avvertiva nell’aria preoccupazione ed agitazione, si percepiva il terrore negli occhi di tutti. La nonna, prima di partire, mi diede un piccolo orsetto di stoffa per abbracciarlo durante il viaggio e farsì che mi trasmettesse conforto e serenità. Ricordo l’oscurità e il freddo ma io, tra le braccia della mia mamma, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, troppo piccola per sapere che dovevo affrontare il mare per arrivare alla salvezza. E’ proprio col termine ‘salvezza’ che noi immigrati chiamiamo la traversata sui barconi. Perché attraversando il mare andiamo in cerca di un mondo migliore e sogniamo di costruirci una vita normale.
Arrivò l’ora di salire su quel maledetto e benedetto barcone, un gommone di 4 metri x 6 in cui dovevano entrare in 36 persone, persone che non avevano nulla da perdere e che rischiavano la vita in quel viaggio della speranza. Ricordo il rumore del mare. Nient’altro. Non potevamo parlare perché lo scafista ci avrebbe buttati in mare.
Dopo quattro ore di paura e sofferenza, cominciammo a vedere le coste e pensammo che il peggio fosse passato. In realtà, lo scafista ci fece scendere al largo e mia mamma dovette nuotare con me, la sua piccola, sulle spalle. Arrivammo a riva, sfiniti, infreddoliti e senza indumenti di ricambio. Camminammo per altre due ore attraverso un bosco; mia mamma era esausta ma mi condusse sana e salva da mio papà. Per questo non smetterò mai di ringraziarla: per il coraggio che ha avuto nel decidere di affrontare questo viaggio, per avermi voluto regalare una vita migliore, per avermi mandato a scuola e per non avermi mai fatto mancare niente.
Perciò mi sento di fare un augurio a tutti i bambini che intraprendono il viaggio della salvezza: spero che trovino la stessa felicità e serenità che ho trovato io qui.