L’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm), dal 14 al 20 settembre, è presente nelle piazze delle principali città italiane con i propri soci e volontari per la prima edizione della Settimana delle Sezioni. L’iniziativa dell’associazione, da oltre cinquant’anni uno dei punti di riferimento per le persone affette da distrofie e altre malattie neuromuscolari, si pone l’obiettivo di “far sentire la loro voce e valorizzarne l’impegno, frutto di azioni che si concretizzano quotidianamente per rispondere ai tanti e diversi bisogni, in un’ottica di solidarietà e sussidiarietà, e in stretta relazione con le comunità locali“.
Sui banchetti promossi dai volontari Uildm (qui la lista completa delle iniziative), onlus che conta 10mila associati e settanta sezioni provinciali, verranno offerte le Farfalle della solidarietà, il gadget di peluche che da anni caratterizza l’organizzazione e che sarà la compagna di viaggio in grado di “Mettere le ali ai nostri territori“, slogan scelto per l’iniziativa. “La Settimana delle Sezioni – spiega il presidente Uildm Luigi Querini – rientra in una nuova pianificazione degli eventi nazionali associativi. In particolare, con questo momento intendiamo dare la possibilità alle sezioni, attive nella gestione delle esigenze delle persone con disabilità, non solo di raccogliere fondi necessari per il finanziamento delle attività che svolgono ma anche di dare una giusta informazione sulle malattie neuromuscolari e sulla ricerca scientifica, a fronte di una sempre maggiore richiesta da parte dell’opinione pubblica“.
L’organizzazione, fondata a Trieste nell’agosto del 1961 da Federico Milcovich, si occupa di garantire diversi servizi: dal trasporto alla riabilitazione, dalle cure ambulatoriali alle attività sportive (la più nota e praticata è il wheelchair hockey, ovvero hockey in carrozzina elettronica). E poi gite e vacanze organizzate, progetti rivolti al mondo della scuola, assistenza domiciliare e percorsi di “vita indipendente”. Stefania, modenese e volto della campagna, racconta: “Sono entrata in Uildm perché cercavo informazioni sulla mia malattia, ma ho trovato qualcosa di molto più importante: una famiglia. Per me – continua la ragazza – questa seconda famiglia significa sostegno e condivisione, e testimonia il grande impegno di tutti coloro che lottano contro le malattie neuromuscolari”.