Dodici istituti, tra cui Goldman Sachs, Jp Morgan Chase e Citigroup, verseranno la cifra agli investitori che hanno fatto causa accusandoli di aver manipolato il mercato dei credit default swap. Cioè i derivati con cui è possibile “assicurarsi” contro il rischio di fallimento di una terza parte. Si sarebbero accordati per limitare la concorrenza e fissare i prezzi in maniera opaca
Alcune delle più grandi banche d’affari statunitensi, incluse Goldman Sachs, Jp Morgan Chase e Citigroup, hanno patteggiato con un gruppo di investitori un risarcimento da 1,87 miliardi di dollari per chiudere il caso legato a presunti accordi per limitare la concorrenza sul mercato dei credit default swap (cds). Cioè i contratti derivati con cui è possibile “assicurarsi” contro il rischio di fallimento di una terza parte, che sia uno Stato o un’azienda. L’accordo, di cui ha dato notizia l’agenzia Bloomberg, vede come controparte fondi pensione, fondi di investimento e università che avevano fatto causa a una dozzina istituti accusandoli di aver cospirato per controllare le informazioni sul mercato dei cds e manipolarne i prezzi in violazione della normativa antitrust.
Stando alle accuse, “l’informazione sui prezzi era nelle mani degli istituti, che si assicuravano di essere la controparte, potenzialmente, di ogni transazione in cds”. Con il risultato di “mantenere in piedi una struttura di mercato inefficiente e opaca che fruttava loro profitti esorbitanti a spese degli investitori”. Le banche, che pagheranno importi differenti a seconda della loro quota nel trading nei cds, non hanno comunque ammesso alcuna responsabilità. Il dipartimento di Giustizia statunitense ha chiuso l’indagine, mentre l’antritrust dell’Unione europea sta continuando a investigare per verificare se ci siano state violazioni.
I cds, il cui mercato a fine 2014 valeva 16mila miliardi di dollari, hanno avuto un ruolo cruciale come moltiplicatore della crisi finanziaria scoppiata dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2007.