Ciao Dave,
nel giorno del tuo 54esimo compleanno (come passa il tempo tra un cambio di line-up e l’altro, eh?) volevo approfittarne per scriverti e rinnovare la nostra reciproca amicizia.
Già perché almeno per me funziona così: quando vado in fissa per un artista o un gruppo mi piace pensare lui lo sappia e, ti dirò, magari ne sia pure così contento da parlarne con tutti quelli che conosce ed incontra in vita sua. Quindi sì, la nostra amiciza è nata ben prima che i miei genitori anche solo immaginassero di volermi mettere al mondo, credo nei giorni in cui tu, convinto fosse solo un ‘ottimo pretesto’ per bere ed ucciderti, davi vita assieme ad altri 3 scapestrati ad uno dei fenomeni musicali più importanti degli ultimi 30-35 anni: il ‘thrash metal‘. Anche qui, ci tengo a specificare che dal momento del tuo allontanamento dai Metallica ho sempre preso le tue difese: qualcuno c’ha provato a convincermi fosse cosa giusta ma ho retto bene, qualcuno ancora ha pure insinuato che Kirk Hammett t’abbia rimpiazzato alla grande nel ruolo di chitarrista solista ma questi poveri scemi mica lo sanno che i riff, le idee, gli arpeggi, gli assoli (appunto) dei loro primi 2 album li hai in buona parte scritti tu. Non mi sono mai curato neanche di tutte le cavolate che andavano dicendo in giro sul tuo conto Tom Araya e Kerry King, che finché i pezzi li scriveva Jeff Hanneman gli Slayer sono stati un gruppo grande ‘quasi’ come il tuo, poi hanno cominciato a parlare male di tutto e tutti pur di continuare a suonare nei palazzetti: tu il metal moderno non solo lo hai creato dal nulla (non solo tu eh, sia chiaro) ma hai anche avuto il coraggio di cambiarlo, di perdere fan, litigare con tutti e cacciare quelli che ti rimproveravano di essere diventato “troppo pop”.
Pensa a quella volta che il tuo ex compagno di band Lars Ulrich ti disse che “dovevi rischiare” e tu, dopo che t’aveva già fregato una volta, gli hai dato retta pubblicando un disco (“Risk”) che definire “brutto” è forse avere troppo rispetto per l’aggettivo in questione. Io ero con te anche quando facesti finta di scogliere i Megadeth per poi tornare un paio di anni dopo con “The System Has Failed” (2004): tutti a dire che dovevi fare un progetto solista, lasciare stare il nome del gruppo che avevi creato da solo, tornare nei Metallica (sono proprio scemi questi Dave) mentre io invece ero sempre lì, al posto di prima, a spiegare alla gente (in primis la mia prima ragazza, che se ne stava annoiata sul prato del Gods Of Metal) che pure quello era un bel disco e che, comunque la metti, sempre meglio di “tante altre cose che s’ascoltano al giorno d’oggi”: che è la formula che utilizzo più spesso quando mi stanco di spiegare al mondo perché sei il più grande di tutti. Ora però, rinnovandoti gli auguri e salutandoti, dopo tanta devozione e pure tanti soldi spesi per starti appresso, ho da chiederti un favore Dave: un favore grande, questione di vita o di morte. E’ una cosa del tipo: <<sono salito sul treno senza biglietto, non è che ne hai uno in più?>>. Altrimenti multa.
Io Dave, devo chiederti il favore, visto che so che in questi giorni stai mettendo i puntini sulle ‘i’ sul tuo nuovo album, di farlo uscire solo se te la senti veramente: perché se deve essere come “Super Collider” allora io non ci sto più. Tu devi promettermi Dave che a 54 anni, un’età quasi proibitiva per quelli che suonano e menano come te, saprai dimostrare al mondo ancora una volta chi è che comanda, che il metal può ancora esistere senza necessariamente saziare gli appetiti dei fan più integralisti (cioè i soliti quattro gatti) ma tornando ad essere “oppio dei popoli“, come la religione, come diceva Marx: che aveva la barba ma non era certo metallaro come noi due. Io credo in te Dave, non deludermi: che poi chi li sente gli altri?