Gestione dell’acqua pubblica, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin lancia la sfida: una maxi-società della costa toscana 100 per cento pubblica con un bacino di 700mila utenti in cui confluiscano Asa Spa (36% Comune di Livorno e 40% Aga Spa del gruppo Iren) e Gaia Spa (società 100% pubblica dell’area apuo-versiliese) in cui si punti a “forme innovative di azionariato popolare con quote simboliche da 1 euro” così da garantire “gli esiti referendari del 2011”. E’ solo un’ipotesi, ma il confronto è avviato: lo scorso 9 settembre il grillino ha incontrato il renziano Alessandro Del Dotto, sindaco di Camaiore (il Comune detiene il 10% di Gaia) e presidente dell’Unione dei comuni della Versilia. Il progetto però non convince né il segretario regionale del Pd Dario Parrini (“demagogia”, dichiara al Tirreno), né il Forum dei Movimenti per l’acqua Toscana Nord (“contrari all’accorpamento: l’acqua dev’essere gestita a livello di bacino idrografico”), né il capogruppo in Regione di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori (“l’azionariato popolare non sottrae il servizio alla dimensione delle Spa”). La Filctem-Cgil livornese auspica un’aggregazione con Gaia a patto però che non vi siano “ricadute negative su cittadini e lavoratori”.

L’ipotesi di una sinergia tra Asa (450mila utenze in 33 comuni per la maggior parte in provincia di Livorno e Pisa) e Gaia (260mila utenti in 48 comuni tra Massa Carrara, Lucca e Pistoia) era iniziata a circolare a fine agosto su spunto del presidente del consiglio di gestione Asa Fabio Del Nista. Sia Del Dotto che Nogarin si sono subito dichiarati contrari alla fusione tra una società pubblico-privata e una 100% pubblica (le quote maggiori in Gaia sono il 21% del Comune di Viareggio, il 20% di Carrara e 18% di Massa). Il pentastellato ha però precisato che “sbarrare la strada all’ingresso di Acea (già presente in molti ambiti idrici della Toscana, ndc) nelle aziende dei nostri territori è sicuramente una battaglia giusta”: nel 2021 è infatti anche prevista la gara per arrivare a un’unica società regionale di gestione idrica. Nogarin – ricordando le parole di Del Nista sull’incertezza della permanenza di Iren in Asa – però rilancia: “La costa può divenire un laboratorio politico dove sperimentare nuove forme di controllo pubblico diverse da quella della Spa pubblica”.

La proposta? “La Creazione di un consorzio tra utenti domestici e aziendali che sappia trarre il meglio dall’esperienza cooperativa”. Del Dotto – sempre nell’ambito del dibattito generale sul futuro del sistema idrico – ha invece invitato a valutare l’idea dell’azionariato popolare. I due sindaci si sono incontrati lo scorso 9 settembre: “E’ solo l’inizio di un percorso che punta a giungere alla nascita di una nuova società dove confluiscano Asa e Gaia in un’ottica interamente pubblica” si legge in una nota diffusa dal Comune di Livorno.

L’idea “condivisa” è puntare “su forme innovative di azionariato popolare con quote simboliche di 1 euro” e su “un modello cooperativo”. Il nodo resta comunque l’eventuale liquidazione del socio privato Aga (“sempre che questo voglia vendere” come precisa anche la Filctem) entrato in Asa nel 2004 versando 9 milioni di euro: secondo alcuni infatti il valore attuale del 40% da lui detenuto sarebbe triplicato. “Non credo che il privato oggi possa pretendere più di quanto ha sborsato a suo tempo – dichiara Nogarin – comunque vedremo quando avremo sul tavolo tutti i numeri”. Del Dotto sembra offire una sponda a Nogarin anche se due giorni dopo l’incontro precisa al Tirreno: “Camaiore ha voluto contribuire a una riflessione intorno al tema del servizio idrico integrato, portando elementi di valutazione che vanno ben oltre la semplice idea di una fusione societaria e rimettendo al centro del dibattito pubblico il cittadino e la qualità del servizio. Mi pare legittimo e sacrosanto interrogarsi su nuova prospettive”.

Il progetto non convince Parrini. Secondo il leader del Pd toscano si deve puntare “a costruire un operatore di dimensione almeno regionali”. L’ipotesi di un mix tra azionariato popolare e cooperazione viene definita “strategia velleitaria e insincera” perchè si dovrebbe indicare “dove reperire i denari occorrenti al riacquisto delle quote private e a quali investimenti pubblici rinunciare”. Anche il “Forum dei movimenti per l’acqua Toscana Nord Ato 1” è contrario al modello cooperativo (“già proposto dal governatore Rossi”) e all’accorpamento dei gestori (“allontana dal controllo democratico dei cittadini”). Secondo Fattori il grillino starebbe riproponendo “quello che hanno sempre proposto i ‘privatizzatori soft’, a partire da Rossi”. La proposta? “Enti di diritto pubblico come si fa a Parigi, Vienna o Zurigo”. A sostegno di Nogarin arriva il gruppo regionale del M5S: “Filippo ha aperto un dibattito cruciale, silenziato colpevolmente dal Pd”. I grillini invitano a seguire l’esempio di “Eau de Paris”, società di gestione 100% pubblica che in 2 anni ha risparmiato 35 milioni di euro e ridotto le bollette dell’8%”. Dove trovare i soldi per liquidare i privati? Premettendo che “ci piacerebbe far pagare l’onere al Pd, magari in restituzione dei rimborsi elettorali che si è tenuto in modo fraudolento”, i pentastellati chiamano in causa Cassa depositi e prestiti oppure propongono di costituire un fondo alimentato con il taglio delle indennità a parlamentari e consiglieri regionali.

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