Politica

Auto blu, quando Renzi diceva: “Spesa pubblica? La politica dia il buon esempio”

In principio fu la Smart di Ernesto Carbone con cui l'allora sindaco arrivò a Palazzo Chigi per incontrare Letta (prima di accompagnarlo all'uscita). Ma la battaglia del presidente del Consiglio contro i "veicoli di Stato" è da sempre nel suo dizionario. Fin da quando, insieme a D'Alema, rottamò anche tre Alfa Romeo di Palazzo Vecchio. "Il problema si risolve limitando uso e abuso e mettendo tutto online"

In principio fu la Smart di Ernesto Carbone. Anzi no. Prima ancora fu il motorino con Davide Faraone. Anzi no. All’inizio di tutto fu la dismissione delle auto blu di Palazzo Vecchio. Era il tempo della rottamazione in senso stretto e in senso lato. Voleva mettere da una parte una Rosy Bindi e una Volvo, un Massimo D’Alema e un’Alfa Romeo. Ora, per l’ennesima volta – dopo il Capodanno in Val d’Aosta e il Firenze-Roma in elicottero con atterraggio di emergenza – c’è chi contesta il suo uso dell’aereo per spostamenti ritenuti non necessari. Eppure il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto spesso ricorso al dizionario dell’anti-Casta per promettere e poi mantenere – dice lui – un “cambio di passo” rispetto alla politica del passato, quella di “prima”, che secondo il capo del governo girava inconcludente tra berlusconismo e antiberlusconismo.

Era il 2012 e Palazzo Chigi non lo vedeva nemmeno col binocolo. A Roma governava, da due mesi scarsi, Mario Monti. E lui era lì, in Comune, a Firenze, a buttare nel cassonetto le auto blu, tre Alfa e una volvo. Da oggi solo auto verdi, disse. Sarebbe bastato leggere le sue parole di un anno prima per capire come la pensava: lui non rinunciava all’auto blu, spiegava, ma la usava solo quando andava fuori Firenze. “Per il resto cerco di girare in bicicletta o in autobus”. Leggeva la sfida di rinnovamento dentro e fuori al Pd anche per svuotare tanta parte del breviario dei Cinque Stelle che – scandiva – diminuirebbero i voti in maniera impressionante se abbassassero i costi della politica. Insomma: “La politica deve dare il buon esempio – ribadì a ridosso della sua acclamazione come segretario del Pd all’assemblea del Pd – È possibile tagliare i costi della politica di 1 miliardo: basta chiudere il Senato e abolire le Province. È quello che chiederò al Governo Letta dal 9 dicembre. Se non lo facciamo noi del Pd, non lo fa nessuno”.