A subire la decisione dei vertici aziendali è Salvatore Ferla, addetto alla sicurezza e sindacalista dell’Adl Varese. Nonostante la decisione del tribunale, si è visto recapitare una lettera in cui la società che gestisce gli aeroporti lo ha posto momentaneamente in aspettativa, con normale decorrenza della retribuzione
Il giudice ritiene il licenziamento ingiusto e ordina il reintegro? Bene, al dipendente paghiamo lo stipendio, ma lo lasciamo a casa lo stesso. Al lavoro per ora non ci deve tornare. È questa la posizione di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa. E fa niente se il suo azionariato è a maggioranza pubblica, con il comune di Milano come socio principale al 55%. A subire la decisione dei vertici aziendali è Salvatore Ferla, addetto alla sicurezza a Malpensa e sindacalista dell’Adl Varese. Che ora accusa: “Una ritorsione e un’intimidazione, finalizzata a fare abbassare la testa a tutti i lavoratori”.
Ferla era stato licenziato a marzo dopo una discussione con il responsabile di un’azienda che ha in appalto il servizio mensa, dove sarebbero state al lavoro persone in ruoli non conformi alle loro qualifiche. Solo che nel confronto verbale erano saltati fuori paragoni con le condizioni delle “puttane in Svizzera”. Per Sea un’offesa verso altri lavoratori da punire con il licenziamento. Di qui il ricorso di Ferla al tribunale del Lavoro di Milano, che a luglio ha annullato il licenziamento e ha condannato Sea, oltre al pagamento di stipendi e contributi passati, anche al reintegro di Ferla. Il giudice infatti, pur riconoscendo che “pare potersi concludere che effettivamente il ricorrente abbia paragonato le dipendenti della società Serist a ‘puttane’ incapaci di alzare la testa nei confronti dei loro protettori”, ha ritenuto il licenziamento un atto eccessivo. E, sulla base delle regole della contrattazione collettiva, ha rilevato un “difetto di proporzionalità della sanzione rispetto al fatto da punire”.
Nonostante la decisione del tribunale, Ferla si è visto recapitare una lettera in cui Sea lo informava che paga e contributi avrebbero ricominciato a essere versati, ma “stante la pendenza del giudizio di opposizione alla suddetta ordinanza, e la brevità del rito, lei è posto momentaneamente in aspettativa, con normale decorrenza della retribuzione, fino all’esito del giudizio”. Al momento nessuna possibilità di tornare al lavoro, dunque. Una decisione contestata dall’Adl Varese, protagonista in passato di alcune battaglie come quella sui compensi d’oro ai manager Sea: “L’eventuale pendenza del giudizio di opposizione – ritiene il sindacato – non autorizza l’azienda a collocare in maniera unilaterale il dipendente in aspettativa e a violare l’ordine del giudice che ha disposto il reintegro”. Sea viene così accusata di dare “l’impressione di voler continuare a ostacolare l’attività sindacale del lavoratore e del sindacato di cui fa parte”.
Mentre sulla vicenda è stata depositata alla Camera un’interrogazione del M5S, la società aeroportuale fa sapere di non avere riammesso in servizio Ferla perché non si è ancora concluso il primo grado di giudizio: “Sea ha infatti immediatamente presentata opposizione alla decisione del giudice, visto che, sul piano strettamente giuridico, ritiene che il Ccnl sanzioni con il licenziamento il comportamento tenuto dal Ferla, un comportamento che Sea ha inteso censurare con la massima severità, a tutela in primis di tutto il personale”.
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