Dopo l’ondata di giusto sdegno provocata dalla decisione del premier Matteo Renzi di usare un volo di Stato per andare a godersi la finale femminile tutta italiana degli Us Open di New York, è l’ora della riflessione. Per capire fino in fondo se il premier possa aver commesso un abuso. E quindi qualcosa di più grave di un fatto politicamente condannabile ed eticamente inopportuno.
La materia dei voli di Stato è stata recentemente normata. Con il Decreto Legge n. 98 del 6 luglio 2011 e la successiva direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 settembre 2011 sono state infatti indicate le condizioni e le procedure da osservare nella gestione del trasporto aereo di Stato. Ciò, come si legge nelle premesse delle citate norme, ‘in armonia con gli obiettivi governativi di contenimento della spesa pubblica’.
La direttiva della Presidenza del Consiglio, firmata nientepopodimeno che da Silvio Berlusconi, stabilisce innanzitutto che ‘il trasporto aereo di Stato fornisce supporto all’espletamento delle funzioni istituzionali delle più elevate autorità (Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente della Corte costituzionale, ndr), alla tutela della sicurezza nazionale e, in conformità agli articoli 2 e 32 della Costituzione, concorre alla protezione dei soggetti esposti a minaccia o pericolo, alla salvaguardia della vita umana e della salute’.
Relativamente al volo di Matteo Renzi a New York, si può parlare di ‘espletamento delle funzioni istituzionali’? Difficile rispondere affermativamente. A meno che non si pensi che l’assistere alla finale di un torneo di rango internazionale in una qualsiasi disciplina sportiva in cui sia coinvolto un atleta italiano possa assurgere ad un dovere connesso alla carica istituzionale ricoperta.
Cosa dice ancora la direttiva del 2011? Che ‘il trasporto aereo di Stato è sempre disposto in relazione alla finalità di conferire certezza nei tempi e celerità nei trasferimenti per attendere più efficacemente allo svolgimento dei compiti istituzionali e per garantire il livello di sicurezza o il trattamento protocollare connesso al rango della carica rivestita’. La domanda sorge spontanea: non era proprio disponibile alcun volo di linea che potesse comunque garantire la possibilità di essere presente in tempo a Flushing Meadows, nonché la sicurezza del premier? Ne dubitiamo.
C’è poi un ulteriore aspetto, a cui fa riferimento la direttiva stessa e che chiarisce come l’uso del volo di Stato debba essere un evento eccezionale. L’articolo 7 (Criteri generali di concessione del trasporto aereo di Stato, ndr) recita testualmente: ‘Il trasporto aereo di Stato è disposto secondo criteri di economicità e di impiego razionale delle risorse, previa rigorosa valutazione dell’impossibilità, dell’inopportunità o della non convenienza dell’impiego di differenti modalità di trasporto, ovvero previa verifica delle specifiche esigenze di alta rappresentanza connesse alla natura della missione istituzionale supportata’.
Che il volo di Stato si sia rivelato il più costoso sulla ‘piazza’ è fuori discussione. Se invece Renzi ed il suo staff abbiano, con rigore, valutato l’impossibilità di servirsi di un mezzo più economico sarà una probabile ed auspicabile inchiesta della Procura della Corte dei Conti a stabilirlo.
Va poi detto, che i concetti dell’impossibilità e/o inopportunità di utilizzare un mezzo alternativo al volo di Stato sono stati ancora una volta rimarcati in una circolare di due anni fa, firmata dall’allora segretario generale della presidenza del Consiglio. ‘Nel rispetto dell’art. 3, comma 2, D.L. n. 98 del 2011 e degli artt. 7 e 9 della citata Direttiva – scrisse il segretario generale – sarà necessario assicurare che ogni istanza per la concessione di un volo di Stato sia corredata da documentazione attestante le circostanze che rendono indispensabile ed eccezionale l’utilizzo del mezzo aereo (inderogabilità, urgenza, motivazioni istituzionali, mancanza di mezzi di trasporto alternativi, ecc.)’ […] e che risultano ‘ostative all’uso di voli commerciali o altri mezzi di trasporto’.
‘L’Italia con i suoi rappresentanti, con il suo Comitato Olimpico, era lì con loro (Roberta Vinci e Flavia Pennetta, ndr). A dire brave, a dire grazie, a dire al mondo che ci guardava che come sempre l’Italia è capace di tutto. Chi vuole vivere di rancore, faccia pure. Noi oggi ci teniamo stretti questa inattesa felicità’. Questo ha scritto ieri Matteo Renzi nella sua enews. Una modalità, quella del premier, che conosciamo bene. A cui ricorre con disarmante disinvoltura per parlare d’altro e dribblare la legittima domanda che una parte consistente dell’opinione pubblica si è posta sull’opportunità di sprecare centinaia di migliaia di euro di denaro pubblico in una missione che di istituzionale non aveva proprio nulla.
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