Quasi ogni giorno in Italia c’è un bambino o un adolescente che chiede aiuto a Telefono Azzurro perché vittima di bullismo e cyber-bullismo. A volte lo fa direttamente, in altre occasioni sono i genitori a lanciare la segnalazione. Preoccupati per un fenomeno che spesso resta sommerso. Secondo gli ultimi dati raccolti dalla onlus, infatti, in Italia solo un minore su 5 informa un adulto di ciò che gli sta accadendo.
In occasione del ‘back to school’, Telefono Azzurro ha presentato oggi, martedì 15 settembre, i dati di un dossier sul fenomeno e ha lanciato lo spot no-profit ‘Ferma il bullismo’ ideato da Armando Testa. Il video racconta la storia di un uomo che da adulto rivive nei rapporti con gli altri le violenze di cui era stato vittima da ragazzino. Lo studio raccoglie i dati del primo semestre di attività del Centro nazionale di ascolto. Un progetto portato avanti in tandem con il Ministero dell’Istruzione. Dal 1 febbraio, infatti, è attiva la ‘Linea nazionale di contrasto al fenomeno del bullismo’, con il numero gratuito 1.96.96 (24 ore al giorno, 365 giorni l’anno) e una chat (www.azzurro.it/chat). Da febbraio a luglio, quasi un caso al giorno dei 1441 trattati ha riguardato bullismo e cyberbullismo, per un totale di 148 segnalazioni. Ossia il 10,3% del totale.
Secondo l’ultima indagine effettuata da Telefono Azzurro con Doxa Kids su un campione di 1.500 adolescenti e ragazzi delle scuole secondarie, il 34,7% degli intervistati ha ammesso di essere stato vittima di bullismo, il 67,9% nel contesto scolastico. Il dato non si discosta da quello internazionale: tutti i giorni 160mila adolescenti non vanno a scuola per le vessazioni subite e ogni anno più di tre milioni di studenti provano sulla propria pelle umiliazioni e minacce. I dati del Centro nazionale di Ascolto lo confermano. La maggior parte dei casi segnalati da febbraio a luglio, infatti, sono avvenuti a scuola (74,8%). Ecco perché il protocollo prevede anche attività di sensibilizzazione e formazione nelle scuole.
La ricerca sul fenomeno e la sua incidenza condotta nel 2013 nell’ambito dello Europe Anti-Bullying Project (che ha coinvolto sei Paesi europei tra cui l’Italia) ha rilevato che su un campione rappresentativo di 5.042 studenti italiani tra i 12 e i 18 anni, il 15,9% è vittima di bullismo online o offline. I dati della onlus evidenziano che in più di un caso su 4 si tratta di bambini piccoli (il 26,4 % è minore di 10 anni: i casi segnalati riguardano anche bambini di sei anni) mentre 1 su 2 riguarda preadolescenti (48,8%). Le vittime di bullismo e di cyberbullismo sono in percentuali simili tra maschi e femmine, lo evidenziano anche i dati del Centro di Ascolto. Mentre i primi sono a rischio prevalentemente in età preadolescenziale (56,3%) con un calo significativo dopo i 15 anni (i casi scendono al 15,5%), per le seconde il livello di guardia non si abbassa mai (36,9% delle segnalazioni).
“Il bullismo può essere sconfitto” – dice il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e ordinario di Neuropsichiatria infantile presso l’università di Modena e Reggio Emilia. “Per farlo – spiega – è necessario rompere il silenzio che circonda le vittime e le isola, uccidendo ogni speranza”. Nel dossier si evidenzia che chi subisce il bullismo è esposto al rischio di suicidio con una probabilità doppia rispetto ai coetanei: il 10% tenta di togliersi la vita, il 30% compie atti di autolesionismo.
Quasi la metà delle segnalazioni riguarda bambini e adolescenti del Nord Italia (41%); il 30,6% arrivano dal Sud e delle Isole e il 28,4% dal Centro. Al primo posto la Lombardia, seguita da Lazio e Sicilia. E mentre gli episodi di bullismo sono equamente distribuiti sul territorio nazionale con una prevalenza al Nord (40,3% dei casi), per il cyber-bullismo sono il 50% quelli avvenuti nel Settentrione. Disabilità fisica, peso corporeo, orientamento sessuale, religione e appartenenza etnica le caratteristiche che spingono il bullo. Eppure in 9 casi su 10 la vittima è di nazionalità italiana. Come dire: il razzismo non c’entra.
“Bisogna saper cogliere immediatamente i segnali di ciò che accade tra i banchi e nei corridoi delle nostre scuole, intervenendo tempestivamente – dice il presidente di Telefono Azzurro – Le dimensioni del fenomeno rendono evidente che per contrastarlo non possono più bastare interventi improvvisati, repressivi o solo emergenziali. Servono strategie di lungo periodo, formazione mirata, prassi condivise e supportate da dati di efficacia, reti di intervento locali e collaborazioni internazionali – è la presa di posizione di Caffo – Telefono Azzurro si muove su tutti questi fronti: per questo chi ci chiama e chiede il nostro aiuto non verrà mai lasciato solo”.