Ieri il presidente dell'antimafia aveva definito l'organizzazione criminale come "dato costitutivo della città di Napoli". "Sono saltato sulla sedia quando ho sentito quella frase che non condivido per nulla" è la replica immediata del sindaco partenopeo. "Oltre al danno la beffa", dice invece don Maurizio Patriciello
La camorra? Un “dato costitutivo della città di Napoli“. È la dichiarazione rilasciata ieri da Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare Antimafia, al termine delle audizioni nel capoluogo campano dopo l’omicidio del 17enne Genny Cesarano. Parole, quelle delle Bindi, che hanno innescato una polemica esplosiva.”Sono saltato sulla sedia quando ho sentito quella frase che non condivido per nulla” è la replica immediata del sindaco partenopeo Luigi De Magistris. “La cultura, la storia, il teatro l’umanità sono l’elemento costitutivo di Napoli della Regione e del mezzogiorno- ha continuato il primo cittadino- Non so quale fosse il pensiero ma quella frase quando l’ho letta sono saltato dalla sedia. Altra cosa è dire che la camorra è diventata forte perché per troppo anni è andata a braccetto con politica e che ancora esiste, la novità è che oggi la camorra non va più a braccetto con l’amministrazione comunale di questa città”.
Alla Bindi risponde anche don Maurizio Patriciello, il sacerdote noto per il suo impegno nella battaglia della Terra dei Fuochi. ” La camorra come dato costitutivo di Napoli? “Oltre al danno anche la beffa: noi qui lavoriamo, qui ci moriamo. Avrei potuto salvare migliaia di giovani se mi avessero dato l’opportunità di dargli lavoro, invece questa gente è dimenticata e la camorra si fa spazio. Se lo Stato non pone davvero l’accento sul problema del lavoro, resterà solo un sogno sconfiggere la camorra”.
Ma le dichiarazioni della presidente dell’Antimafia hanno suscitato la replica anche del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo. “La camorra non è nel Dna dei napoletani che non hanno una propensione al crimine. La criminalità rappresenta una minima percentuale della popolazione rispetto ai cittadini che vogliono vivere in pace”. Bindi, però, non smentisce le sue parole. “Se qualcuno si è offeso non posso chiedere scusa perché ne sono convinta. “Non è una frase che si può spiegare con la biologia perché io non ho mai parlato di dna, invece si può spiegare con la storia e con la sociologia. Non negare la camorra è il primo atto per combatterla”. Bindi ha quindi ribadito la sua convinzione. “Credo – ha detto il presidente di San Macuto– che le camorre siano un elemento costitutivo della storia e della sociologia di questa città e di questa ragione così come le mafie sono elementi costituivi della storia, della sociologia e dell’economia italiana. Prenderne consapevolezza, non negarlo è il primo atto per combatterle“.