Secondo alcune indiscrezioni riportate dal quotidiano locale la Gazzetta di Modena, i commissari avrebbero suggerito al prefetto di Modena Michele Di Bari lo scioglimento. Sarebbe il primo caso in Emilia Romagna
Il verdetto sulla presenza o meno di infiltrazioni mafiose nel comune di Finale Emilia si avvicina. La commissione d’accesso, nominata lo scorso giugno dal prefetto di Modena Michele Di Bari, ha infatti concluso il suo lavoro di ispezione. E stando ad alcune indiscrezioni riportate dal quotidiano locale la Gazzetta di Modena, i commissari avrebbero suggerito al rappresentante del Governo lo scioglimento. Ora sarà lo stesso Di Bari, letta la relazione, a decidere se chiederlo al ministro dell’interno. Se mai lo scioglimento, che spetta in ultima istanza al presidente della Repubblica, dovesse arrivare, sarebbe il primo caso del genere in Emilia Romagna. “Tengo a puntualizzare che ci troviamo di fronte a indiscrezioni giornalistiche”, ha precisato in una nota il sindaco di Finale, Fernando Ferioli. “Attendiamo – ha scritto replicando all’articolo – serenamente le decisioni che il Prefetto vorrà prendere, consapevoli e certi dell’estraneità totale a qualunque sodalizio mafioso durante il nostro operato”. Una procedura analoga è stata aperta anche a Brescello, in provincia di Reggio Emilia: ma lì il lavoro della commmissione di accesso è ancora in corso.
L’amministrazione del primo cittadino di area Pd era stata toccata dall’inchiesta Aemilia condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, che ha smantellato quella che i pm considerano una vera e propria organizzazione di ‘ndrangheta tutta emiliana. In quella indagine l’allora responsabile comunale lavori pubblici Giulio Gerrini era finito agli arresti domiciliari (poi revocati a marzo) con l’accusa di abuso d’ufficio. Secondo i pm avrebbe favorito la ditta Bianchini Costruzioni della vicina San Felice sul Panaro nell’ottenimento di lavori, anche di quelli riguardanti la ricostruzione post terremoto. Finale è stata infatti una delle zone più colpite dal sisma del maggio 2012 e secondo i magistrati i clan non tardarono a tentare di infiltrarsi nei cantieri: dalle carte dell’inchiesta salta fuori che Michele Bolognino, considerato dai pm uno dei capi dell’organizzazione ‘ndranghetista, lavorò con suoi operai anche a Finale Emilia dentro cantieri della ditta Bianchini. Quest’ultima, ha scritto a gennaio il gip Alberto Ziroldi, “non soltanto ha intrattenuto consapevolmente stretti rapporti con affiliati della cellula criminale ‘ndranghetista, ma gode di ottime relazioni con l’amministrazione finalese, in prima persona con il sindaco Ferioli (il quale però non è mai stato indagato, ndr)”.
Stando alle indiscrezioni riportate martedì 15 settembre sulla Gazzetta, i tre commissari – il viceprefetto vicario di Ravenna Antonio Giannelli, dal maggiore dei Carabinieri Carmelo Rustico e dal tenente colonnello Giuseppe Micelli della Guardia di finanza di Modena – parlerebbero solo in minima parte di condizionamenti, mentre si soffermerebbero più a lungo sulle difficoltà burocratiche. Tra gli elementi sottolineati ci sarebbe anche l’assenza a Finale per anni di un segretario comunale. Assenza che avrebbe fatto mancare una verifica ultima di legalità nelle delibere degli uffici.
In prefettura a Modena intanto bocche cucite. Nessuno commenta le indiscrezioni della stampa. A parlare è solo il sindaco Ferioli: “Non abbiamo mai negato”, scrive il sindaco “problemi amministrativi durante il sisma e la sua emergenza, problemi ai quali abbiamo cercato e stiamo cercando di trovare soluzione. Alcuni esempi recenti: da dicembre 2014 è presente a Finale un segretario comunale”. Poi la nota dell’amministratore conclude: “Ricordo che si parla di Commissione antimafia, con una missione precisa: trovare o meno concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o pericoli di infiltrazioni mafiose”.