Il numero uno di Syriza esclude ufficialmente un "governissimo" di coalizione con Nea Dimokratia, che ha visto alcuni suoi esponenti coinvolti negli scandali legati agli appalti per carri armati e missili. Dal 2001 al 2009 tutti i ministri della Difesa di Atene sono stati attenzionati dai magistrati
E’ ancora una volta sullo scandalo Siemens e sulle forniture di armi alla Grecia, che si incendia la campagna elettorale ellenica, con i due maggiori leader che si fronteggiano in tv a colpi di accuse, a cinque giorni dalle urne di domenica prossima. Il numero uno di Syriza, Alexis Tsipras, esclude ufficialmente un “governissimo” di coalizione con i conservatori che “hanno intascato il 3% da ogni appalto Siemens”, precisa in occasione del vis a vis andato in onda ieri sulla rete pubblica Ert. Il riferimento è agli scandali legati agli appalti per carri armati e missili scoppiati dopo le rivelazioni dell’ex numero uno della Difesa ellenica, Antonis Kantàs, che dodici mesi fa ha rivelato ai magistrati nomi e contratti su cui il giro di tangenti ha fruttato, solo a lui, più di due milioni di euro.
Dal 2001 al 2009 tutti i ministri della Difesa di Atene sono stati attenzionati dai magistrati, fra cui l’ex braccio destro di Andreas Papandreou, Akis Tzogatzopoulos in carcere da due anni, lo stesso leader di Nea Dimokratia, Evanghelos Meimarakis e l’ex segretario del Pasok, Evangelos Venizelos. Ma proprio questi due politici sono finiti nelle ultime ore al centro di un giallo, con protagonista inaspettata la presidente della Camera Zoi Konstantopoulou, ex fedelissima di Tsipras ora passata con gli scissionisti di Lafazanis in Unità Popolare. Si tratta degli atti di accusa contro lo stesso Meimarakis e contro l’ex ministro socialista Venizelos che nel 2009 avrebbero tardato dolosamente la conclusione di un contratto con un’azienda tedesca favorendo in questo modo il pagamento a Berlino di una penale milionaria: il tutto a carico dell’erario greco e con una “stecca” – sostengono i magistrati – per i politici greci coinvolti. I documenti, pubblicati da due siti greci, sono richieste da parte di pubblici ministeri inquirenti di autorizzazione a procedere nei confronti dei due esponenti politici, che la presidente della Camera non avrebbe mai portato in Aula.
L’alleato di Tsipras al governo, il destrorso Kammenos, raddoppia il mistero sul caso sostenendo in un’intervista su Skai che un parente della Konstantopoulou avrebbe svolto il ruolo di consulente legale proprio nel caso dei sottomarini acquistati da Atene. Tra l’altro in occasione di un’audizione da parte della commissione di inchiesta che indaga sugli appalti della Difesa, di cui si è avuta notizia solo negli ultimi giorni, il socialista Venizelos interpellato circa alcune cifre presenti nell’agenda di Tzogatzopoulos, disse che si trattavano di semplici numeri di telefono mentre i magistrati sostengono siano gli importi di contratti e relative mazzette destinate ai politici. Sarebbero, in parte, i denari che hanno trovato “riparo” nella Lista Lagarde che curiosamente lo stesso Venizelos, da ministro dell’economia, non fece mai protocollare, al pari del suo predecessore Papacostantinou.
Intanto il Paese reale soffre le conseguenze della crisi, con 272 scuole primarie rimaste chiuse in questo settembre secondo i dati diffusi dalla Federazione degli Insegnanti della Grecia, mentre le lacune operative in asili e scuole primarie raggiungono le 13.000 unità (tra insegnanti e personale non docente), causando centinaia di ore di insegnamento perse per migliaia di studenti.