Qualche puntualizzazione sul video trasmesso dal Tg La7 in cui una giornalista chiede cosa pensano i vomeresi, abitanti del quartiere Vomero, delle sparatorie e dell’uccisione di un ragazzo di 17 anni nel quartiere Sanità. Il servizio parte dai funerali del ragazzo e dall’omelia di padre Alex Zanotelli.
1) La prima su Padre Zanotelli. Forse la prossima volta dovrà pensarci bene a limitarsi a dire che ci sono due Napoli. Napoli è una e contemporaneamente molteplice. Come ogni disgraziato individuo su questa Terra, così come ogni gruppo e agglomerato umano. Troppo facile questa storia delle due Napoli. Ma quali due e due! Quella buona e quella cattiva, eh sì! Fosse mai stato così semplice fare la differenza tra buoni e cattivi i cristiani non avrebbero avuto la necessità di inventarsi il Purgatorio per piazzarci la maggior parte del mondo.
2) La domanda, le poche volte in cui si sente, posta dalla giornalista Rossana Russo è: “C’è una differenza secondo lei nei due quartieri?”. Ma perché c’è bisogno che lo chiedi? Del resto, la tesi del servizio non poggia tutta sull’infelice semplificazione di Zanotelli che ci sono differenze tali da far esistere due Napoli distinte e separate?
O forse sta chiedendo alle persone se percepiscono le differenze rispetto a benessere, distribuzione di degrado, controllo del territorio, etc. etc.? E che caspita di domanda è? Come non percepirle? Dire che non ce ne sono, significherebbe affermare che in tutte le zone della città c’è la stessa qualità della vita, significherebbe doppiamente ferire chi dignitosamente e faticosamente vive in certi quartieri violenti e degradati della città. Sia chiaro, quando a Napoli periodicamente si lascia esplodere il problema l’immondizia, tale problema non colpisce indistintamente la città.
Viceversa, si stava chiedendo agli intervistati napoletani, prevalentemente vomeresi, cosa pensano dei napoletani che vivono al Vomero, alla Sanità, a Pianura, a Secondigliano, al Centro storico? No, perché le domande sono profondamente diverse.
Nel servizio le due domande vengono spavaldamente confuse. Si passano le opinioni e i giudizi di quattro gatti, orgogliosi di essere nati, cresciuti e vissuti sempre al Vomero (non riuscirò mai a capire il sentimento dell’orgoglio applicato ad una condizione indipendente dalla propria volontà: essere nato in un posto; essere di un certo sesso; avere un colore della pelle; etc. etc.. L’orgoglio andrebbe riservato per le sole occasioni in cui uno potrebbe comportarsi in maniera spregevole e invece non lo fa. Punto! Per il resto qualunque condizione esistenziale è solo un fatto e un peso che si dovrà sostenere per tutta la vita).
Da vomerese, il risultato finale della interviste è che il Vomero risulta essere il quartiere più popolato di brutta gente della città. Un appello: napoletani, siate tolleranti e fateci entrare in Purgatorio!
Twitter: @GiuCinque