Il governatore di Bankitalia chiede agli istituti di preparare obbligazionisti e correntisti in vista dell'entrata in vigore delle norme che li chiamano a rispondere di tasca propria in caso di fallimento. Via Nazionale, al contrario, su queste operazioni potrà mantenere il segreto
In vista dell’entrata in vigore della direttiva Ue sul salvataggio delle banche, in base alla quale anche obbligazionisti e correntisti con depositi superiori ai 100mila euro saranno chiamati a pagare in caso di fallimento, gli istituti dovranno dare ai clienti “informazioni esaurienti sulle caratteristiche dei diversi strumenti”. E “i più rischiosi dovrebbero essere espressamente riservati in via esclusiva agli investitori istituzionali”. Parola del governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che durante la Euromoney Italy Conference a Milano ha auspicato che la clientela sia resa pienamente consapevole del fatto che potrebbe dover contribuire di tasca propria – insieme agli azionisti – al risanamento di una banca. Allo sforzo di trasparenza chiesto alle banche non corrisponde però un analogo impegno da parte di Via Nazionale, che avrà il ruolo di “autorità di risoluzione” di quelle da liquidare. Infatti stando al decreto che recepisce la direttiva in Italia, varato dal consiglio dei ministri la settimana scorsa, la Banca d’Italia potrà tenere segreti tutti i documenti sulla propria attività in questo campo.
Visco ha poi ribadito il suo sì alla costituzione di una bad bank, cioè la “lavatrice” che il governo sta mettendo a punto per aiutare le banche a disfarsi dei 330 miliardi (stima del Fondo monetario internazionale) crediti difficili o impossibili da recuperare e “incagli” che ne ingolfano i bilanci. Proprio martedì l’Abi, nel suo rapporto mensile, ha registrato un aumento delle sole sofferenze lorde a quota 197 miliardi, contro i 195,8 di luglio. Il numero uno di via Nazionale ha sposato la linea segnata del commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager, secondo cui l’eventuale società a partecipazione pubblica chiamata a farsene carico dovrà acquiste le cosiddette sofferenze al loro valore di mercato. In caso contrario si tratterebbe di aiuti di Stato, vietati dai trattati Ue.
Secondo Visco “il lancio di una società di gestione patrimoniale che acquisti Npl (non performing loans, cioè appunto le sofferenze, ndr) da parte di banche, contribuirebbe a dare il via al mercato per sofferenze, aumentando la trasparenza degli attivi bancari e migliorando le condizioni in cui essi raccolgono capitali e finanziamenti”, ma “il progetto si rivolge a banche solvibili, quindi la partecipazione dovrebbe essere volontaria. In secondo luogo, a differenza dei casi precedenti, i crediti poi sarebbero trasferiti a prezzi di mercato. Questo esclude un trasferimento di perdite dalle banche allo Stato, il che produrrebbe le conseguenze della normativa europea degli aiuti di Stato” spiega ancora Visco. Su queste differenze importanti, la fattibilità però “è ancora allo studio” e “questo è l’oggetto dell’interazione corrente con la Commissione europea”.