Perché Pier Silvio Berlusconi ha tolto i suoi tre canaloni dalla piattaforma Sky? Sì, certo, c’era la questione di farseli pagare per non regalare a Sky lo strategico ruolo del “gate keeper” (controllore del passaggio obbligato) che offre al pubblico tutto o quasi quello che passa in tv. Ma forse è stata una mossa incauta perché anziché creare un buco nel satellite, Mediaset potrebbe scomparire agli occhi di quel quarto delle famiglie italiane – il ceto medio con più soldi in tasca – che sono abbonate a Sky e che, a differenza dei top manager delle tv non hanno davanti a sé un multischermo col panorama dell’offerta propria e della concorrenza.

In una famiglia abbonata a Sky non c’è il multischermo, ma un semplice telecomando, anzi due. Il primo te lo danno col televisore, ma è quello che non si tocca mai perché lo si adopera solo quando gli si dice di predisporsi a mostrare il segnale che giunge dal satellite e non quello dell’antenna; il secondo telecomando, quello che ti dà Sky insieme con parabola e decoder, ed è l’unico tenuto effettivamente in servizio per scorrazzare dal consumo personalizzato a quello di flusso, che è il motivo di aver versato l’obolo a Murdoch.

E noi non riusciamo proprio a immaginare che, improvvisamente, il popolo di Sky si metta vicino, dopo averne soffiato via gli strati polvere, il telecomando del DTT per mettersi a fare incursione fra il terrestre e il satellitare. Tanto più che a ogni passaggio deve fare una doppia manovra: cambiare la sorgente per passare dalla parabola all’antenna –e viceversa- e poi acchiappare il canale che gli interessa per dare, ad esempio, uno sguardo a quanto accade succede ne’ Il Segreto, alle Iene, o in Quinta Colonna, ormai auto espulsi dal satellite.

Il punto è che la tv, come si narra del sesso, non vuole pensieri nè complicazioni; sicché non riusciamo proprio a immaginarci un pubblico che per rilassarsi o dormire davanti al suo 35 pollici si sottoponga a complicate manovre, con un telecomando per mano. Mentre ci pare più probabile che progressivamente si dimentichi di ciò che non gli capita più pressoché automaticamente sotto gli occhi.

È per questo, ci domandiamo, che da quando è scesa dal satellite Mediaset ha perso un punto di share rispetto ai corrispondenti giorni di settembre dell’anno passato? Mentre Rai mantiene grosso modo le posizioni (ma non Rai1, che flette) e DeeJay fa capolino con forza? È un po’ presto per dirlo e dobbiamo dare tempo a auditel di accumulare un po’ di dati. Solo allora capiremo la stazza e la lungimiranza dei manager, oltre a qualche evidenza aggiuntiva circa gli spettatori.

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