È stata un’estate violenta, come da anni non se ne vedevano. Di violenza si sono nutrite le parole dei politici nazionalisti dei cosiddetti Paesi civili europei che hanno alzato muri, chiuso ferrovie e autostrade, differenziato i migranti tra immigrati economici e profughi, una sorta di piccola selezione della razza in salsa progressista.
Violente sono state le misure di contenimento per i migranti: reti, filo spinato e, come è successo in Repubblica Ceca, marchiati come bestie da macello tramite l’utilizzo di numeri identificativi.
Violente sono state le deportazioni a Ventimiglia, la caccia all’uomo sulla frontiera, la stessa descritta da Biamonti nei sui libri che, da quanto si ricorda, è sempre stata attraversata da persone che scappavano da qualcosa.
Violente sono state le parole del leader della Lega Nord Matteo Salvini, dei suoi elettori e degli sciovinisti di tutta Europa. Questi uomini spaventati dalle loro ombre che si rifugiano in un’esistenza chiusa, coltivando la vita domestica, meditando rancore e vendetta verso tutti coloro che possono scalfire il loro piccolo mondo privato. Questi uomini giocano facile, tirano in ballo la patria e l’identità nazionale, tirano in ballo i poveri, rigorosamente italiani, istigano il ribollire dei luoghi comuni e delle miserie umane. Si affidano ai sentimenti più grevi e istintivi che innescano la paura, il timore e l’indifferenza.
Non violente, ma agghiaccianti per il problema che sollevano, invece, sono state le dichiarazione di Di Maio, nelle quali riesce a fare la quadra su un problema vasto e complesso liquidando il tutto con un ragionamento imbarazzante e ingenuo.
Tornando un attimo indietro nel tempo, è dalla primavera che è iniziata la stagione mediatica (televisiva e non) del razzismo in ogni luogo e ad ogni ora. Ormai sono anni che dall’inizio della primavera è così, ma tutti continuano a stupirsene. È partito tutto con il “problema dei rom”, una cloaca di rigurgito fascista che ha preso il cuore degli italiani, l’ha conquistato. Il primo è stato l’europarlamentare Bonanno (Msi, An, ora Lega Nord) che così ha insultato tutti quelli diversi da lui.
Questa ondata di odio e violenza si è perpetuata per tutta l’estate passando in rassegna l’ondata migratoria che piano piano è arrivata fino al nord Europa. Più avanzava e più il dibattito politico diventava privo di contenuti e ricco di odio.
La disperazione dei migranti è tale che hanno addirittura dato vita ad una nuova rotta che porta a passare la fortezza Europa all’altezza del circolo polare artico, sul confine tra Russia e Norvegia.
Dopo 20 anni di estati migratorie, per i più arguti credo sia ovvio che il fenomeno sia inarrestabile e incontenibile. La storia, del resto, è fatta di migrazioni, di popoli che per motivi diversi hanno iniziato a disperdersi per il mondo. Solo i folli come Orban, Le Pen, Salvini e compagnia cantante vogliono impedire che questo accada. Persone a cui, si badi bene, non ha fatto nessun effetto la foto del bambino morto in spiaggia, né a loro né ai loro elettori. Non si pensi che si facciano commuovere, anzi, molto probabilmente ad ogni barcone affondato o migrante arrestato o morto, non faccio fatica a credere che fuoriesca, da loro, un urlo di gioia.
Siamo rimasti in pochi, purtroppo, a pensarla in modo diverso, veramente pochissimi: qualche cattolico e quel poco che rimane di tutta l’area extraparlamentare che, tra le tante cose più o meno condivisibili, è riuscita a dare vita ad un’esperienza bellissima a Ventimiglia: il presidio permanente No Border.
Non rimane che aspettare i massacri successivi provando a sostenere le realtà che tentanto di unire i popoli, che non puntano a separarli tramite l’utilizzo di pratiche settarie e discriminatorie. Quello che stiamo vivendo è l’inevitabile, siamo in un passaggio storico di sgretolamento, in cui tutto quello che c’era prima sta piano piano crollando, il mondo come lo conosciamo sta lentamente morendo. Ne sta però nascendo uno nuovo, vediamo come sarà. In ogni caso, rimango scettico.