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Migranti, scontri al confine tra Serbia e Ungheria: polizia usa lacrimogeni e cannoni ad acqua

A Horgos, davanti al muro voluto da Budapest, alcuni migranti hanno cercato di abbattere il filo spinato e lanciato pietre contro i poliziotti, che hanno risposto con spray e lacrimogeni. Premier Belgrado: "Trattamento brutale da parte degli agenti". Orban pensa di estendere la barriera anche al confine con la Romania

La tensione al confine tra Ungheria e Serbia si trasforma in guerriglia. A Horgos, in territorio serbo, davanti al muro al confine costruito da Budapest per arginare il flusso migratorio, alcuni gruppi di migranti, esasperati, hanno cercato di abbattere il filo spinato e hanno lanciato pietre contro i poliziotti. In un clima di grande tensione, i migranti hanno lanciato coperte sul filo spinato, cercando poi di abbatterlo tirandole. La polizia di Budapest ha risposto col lancio di lacrimogeni, spray e idranti. Un “trattamento brutale” per il primo ministro della Serbia, Aleksandar Vucic, che dagli Usa, dove è in visita, ha invocato sul tema una risposta dell’Unione europea. Vista la situazione critica, il governo ungherese ha deciso di “sospendere temporaneamente” dal traffico, per 30 giorni, il tratto autostradale tra Horgos e Rozske, che costeggia la frontiera con la Serbia. E Orban, oltre alla costruzione del muro anti immigrati al confine con la Serbia, pensa di estendere la barriera anche in prossimità della Romania. “Un gesto scorretto a livello politico e contrario allo spirito europeo”, si legge nella nota di Bucarest. Ma ingegneri, soldati e poliziotti ungheresi hanno già iniziato a tracciare il percorso del filo spinato, che si unirebbe a quella già fissato sul confine serbo.

Gli scontri
I fatti si sono verificati al cosiddetto valico di Horgos 2, una sorta di ‘sfiatatoio’ del valico autostradale, quello principale, ed è sfruttato soprattutto d’estate quando il traffico tra la Germania e la Turchia raggiunge una grande intensità. Horgos 2 costeggia campi di granoturco, dove sono state piantate decine di tende, ed è meno protetto dell’altro valico, con barriere meno alte e teoricamente più facili da superare. La Serbia ha espresso “una protesta il più possibile decisa” contro l’Ungheria per l’uso dei gas lacrimogeni contro i profughi.

La tensione rimane particolarmente alta, con centinaia di profughi, soprattutto uomini, che urlano slogan anti europei e chiedono di poter passare la frontiera, lanciano scarpe e anche bottiglie d’acqua, pur essendo indispensabili visto il grande caldo. Per la seconda volta in meno di un’ora la polizia ha lanciato lacrimogeni e usato spray urticanti, provocando un fuggi fuggi generale, ed è intervenuta con i cannoni ad acqua.

Migliaia le persone che restano ancora bloccate davanti al muro di metallo e filo spinato. “In questo momento, ci sono almeno 3.000 persone accampate, all’aperto, in attesa di riuscire a passare la frontiera – racconta Francesco Sinchetto, responsabile di progetto Intersos, sul posto – hanno passato qui la notte: ci sono giovani soli, ma anche tante famiglie, anziani e bambini molto piccoli. Non ci sono servizi igienici né ripari. Si sono accampati dove hanno potuto, aspettano solo di riuscire a passare il confine”.

Nella tarda serata di ieri gruppi di migranti, soprattutto donne e bambini, avevano accettato di recarsi nel centro di prima accoglienza di Kanjiza, per passare la notte al riparo. L’Unhcr ha inviato alcuni autobus per dar modo a chi volesse di dormire al chiuso. Gli altri sono rimasti davanti al muro, dormendo sull’asfalto o sotto le piccole tende montate nei campi circostanti. Il ministro dell’interno serbo Nebojsa Stefanovic si è recato sul posto ieri sera, affermando di volersi mettere in contatto oggi con le autorità ungheresi per tentare di sbloccare la situazione.

Budapest, espulso il primo migrante illegale
Sono 316 finora i migranti arrestati dalla polizia ungherese dopo l’entrata in vigore ieri delle nuove norme più restrittive in fatto di immigrazione. Nella prima applicazione della nuova legge anti-clandestini, un migrante è stato condannato per ingresso illegale. Un tribunale ungherese ha giudicato un migrante iracheno colpevole di avere attraversato illegalmente la barriera metallica fra l’Ungheria e la Serbia e ha disposto la sua espulsione per un anno. “Questo è un avviso per gli altri, ai potenziali trasgressori, sul fatto che non dovrebbero commettere questo crimine”, ha detto in tribunale il giudice Krisztian Kemenes.

I profughi che hanno presentato domanda di asilo sono stati finora solo 70 e 40 domande sono state già respinte. Ieri la polizia aveva reso noto che le prime 16 domande di asilo erano state tutte respinte nel giro di poche ore. Quasi nessuno dei migranti intende farsi registrate in Ungheria né tantomeno chiedere asilo, avendo tutti l’obiettivo di proseguire verso la Germania e gli altri Paesi del Nord Europa. La polizia ha precisato che dall’inizio dell’anno sono stati circa 200.000 i profughi e migranti che hanno attraversato il Paese in marcia lungo la rotta balcanica.

Ora i migranti fanno rotta verso la Croazia
Budapest sigilla il confine con una barriera di metallo e filo spinato con la Serbia e i migranti si dirigono verso la Croazia. All’indomani della chiusura delle frontiere ai migranti decisa dalle autorità ungheresi, un primo gruppo di rifugiati a bordo di un autobus proveniente dalla Serbia meridionale ha raggiunto il confine croato, nuova porta di ingresso nell’Unione Europea.
In molti nelle ultime ore hanno cambiato rotta: alcuni autobus di migranti provenienti dal sud della Serbia sono giunti al posto di confine serbo-croato di Sid.

Vienna blocca i treni verso la Germania
Intanto l’Austria ha interrotto di nuovo la circolazione ferroviaria da Salisburgo verso la Germania. Lo scrive l’Apa, citando la compagnia ferroviaria austriaca OEBB. All’origine dello stop ci sarebbe una disposizione tedesca. Nello scalo ci sono circa 2000 migranti che chiedono di partire per la Germania, in pochi hanno accettato di essere trasferiti nel centro di accoglienza.

 

Ue: “Hotspot cominciano a funzionare in Italia”
“Gli esperti di Easo, Frontex, Eurojust ed Europol sono in Italia e gli hotspot stanno iniziando a funzionare, quindi i ricollocamenti si potranno fare da inizio ottobre”. Lo afferma Natasha Bertaud, portavoce della Commissione Ue per l’immigrazione. Secondo Bertaud, “gli hotspot sono gruppi di persone delle agenzie Ue” che contribuiscono, in concertazione con le autorità italiane, alla registrazione dei migranti e non si tratta di centri di accoglienza. Gli esperti sono già stati dislocati e stanno lavorando nei cinque punti individuati: Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa, mentre il quartier generale si trova a Catania.

La roadmap italiana sugli hotspot è arrivata a Bruxelles oggi, spiegano fonti Ue, e sono già in corso incontri operativi sulla sua attuazione. Inoltre il 1° ottobre è prevista una riunione alla quale prenderanno parte le autorità greche, italiane e gli ufficiali di collegamento, che darà il via ai primi ricollocamenti dei 40mila siriani ed eritrei (24mila dall’Italia e 16mila in Grecia) in due anni.
Lo scopo della Commissione Ue – chiariscono fonti – è che il lavoro di registrazione dei migranti condotto dalla task force europea ed i ricollocamenti “avanzino in parallelo“. Per coloro che rifiutano di farsi registrare è prevista, come ultima risorsa, la detenzione.