Rovente faccia a faccia tra il direttore de ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez, e l’assessore al Territorio della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi, durante La Gabbia, su La7. La miccia del dibattito è fornita dalla cosiddetta “norma anti-accoglienza”, voluta dalla Lega Nord, e approvata ieri in Regione Lombardia: si tratta di un emendamento alla legge sul turismo, con il quale gli albergatori che utilizzano le proprie strutture per “fini non turistici” saranno esclusi dai bandi della Regione. L’esponente di Fratelli d’Italia spiega: “Abbiamo stabilito che non accederanno a contributi pubblici quegli albergatori che negli ultimi 3 anni hanno ospitato profughi. Li daremo solo a quelli che hanno fatto davvero gli albergatori o a quelli che hanno ospitato terremotati, alluvionati e persone che hanno avuto difficoltà”. “Politica creativa”, commenta il conduttore della trasmissione, Gianluigi Paragone. Gomez ribatte: “Dal punto di vista elettorale sicuramente l’iniziativa può portare dei consensi. Ma dobbiamo guardare al domani. Questo fenomeno non finisce nell’immediato, ci sono 2 milioni di siriani che arriveranno probabilmente qui, superando i confini ungheresi. Non li possiamo fermare, quindi abbiamo due possibilità: sparare contro di loro o dar loro ospitalità, con una organizzazione puntuale che dia meno disagi possibili altri italiani”. Il giornalista ribadisce la sua ricetta, come già illustrata a Coffee Break (La7). La Beccalossi replica: “Non sono profughi, ma clandestini“. Gomez controbatte: “Dovete chiedere al governo Renzi che sia in grado di stabilire in un mese se un immigrato è un profugo o clandestino. Anche quando era al governo Berlusconi per l’identificazione degli immigrati i tempi si aggiravano intorno all’anno e mezzo”. L’atmosfera si riscalda quando l’assessore ripete che si tratta di clandestini, che vengono anche mantenuti. “Come fa a dire che sono clandestini se non li identificate?” – chiede il direttore de ilfattoquotidiano.it – “Lei dice no a tutti”. La Beccalossi poi fa una gaffe, menzionando l’idea lanciata dal Cavaliere nel 2008 di prendere le impronte digitali ai bambini rom. L’assessore invece asserisce che l’iniziativa era destinata agli immigrati