Va avanti la battaglia della Lega contro gli albergatori che accolgono profughi e migranti. Dalle parole di Matteo Salvini (“se per riempire il mio hotel devo aspettare lo sbarco a Lampedusa, vuol dire che non so fare il mio lavoro, significa che merito di chiudere”) ora si passa ai fatti. E la Lombardia governata da Roberto Maroni ha una nuova legge sul turismo che impedisce di accedere ai bandi di finanziamento regionale a chi abbia ospitato nelle proprie strutture i richiedenti asilo. A meno che non sia stato costretto da un provvedimento delle autorità.
La legge approvata ieri dal consiglio regionale doveva essere anche più dura. Ma l’Ncd, che al Pirellone è alleato del Carroccio, si è ricordato di avere al ministero dell’Interno il suo segretario Angelino Alfano. Così ha ottenuto dalla Lega un mezzo passo indietro. Ne è nato un accordo su un emendamento più morbido rispetto a quello originario, che prevedeva addirittura sanzioni da 5mila a 10mila euro e la sospensione dell’attività da sei mesi a un anno per chi si offrisse di accogliere migranti non ancora regolarizzati. La mediazione ha richiesto un dibattito che ha bloccato a lungo i lavori dell’aula. “Abbiamo parlato per due giorni di una vaccata – accusa il consigliere del M5S Stefano Buffagni -. Una caciara senza ne capo nè coda sugli immigrati con la solita baracconata alla Salvini. La Lega ha preferito tenere ferma un’aula consiliare per due giorni per strumentalizzare il tema del turismo e speculare sugli immigrati per prendersi quattro voti e due titoli di giornale”. Parla di “speculazione sulle paure” il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri: “La Lega ha compiuto un grande capolavoro: per cercare di colpire chi scappa da guerre e persecuzioni finisce per penalizzare gli operatori alberghieri lombardi che assolvono a una funzione sociale rispondendo ad una richiesta di collaborazione del ministero dell’Interno”. Per il leader del Patto Civico Umberto Ambrosoli solo “lo stato di arretratezza culturale della maggioranza” può spiegare la nuova norma.
Una norma che non cita in modo esplicito i migranti. Ma arriva al risultato con un giro di parole: condizione necessaria per ottenere fondi regionali è che “il fatturato o il ricavato dell’attività ricettiva degli ultimi tre anni sia integralmente derivante dall’attività turistica”. Detto questo, “nel fatturato o ricavato non sono computate le entrate relative ad attività conseguenti a calamità naturali o altri eventi determinati da disastri naturali o incidenti di particolare rilevanza o altresì in esecuzione di specifici provvedimenti coattivi”. Per il capogruppo leghista Massimiliano Romeo la conquista è avere separato “l’imprenditore serio che fa attività turistica da chi ne approfitta della situazione e fa business con i fondi statali ai profughi”. Un modo per “sostenere quelli che fanno turismo vero”, dice al termine della votazione Maroni. Che poi vuole rassicurare tutti su una cosa: “Io non ho l’ossessione dei giornali di domani”.
@gigi_gno – luigi.franco.lf@gmail.com