Su richiesta del legale dell'ex cavaliere, la decisione se inviare al Parlamento la richiesta per l'utilizzo di alcune telefonate è stata rimandata al 24 settembre. Il giudice Donadeo: si tratta infatti dello stesso giudice che nel 2012-2013 aveva autorizzato quelle intercettazioni con due olgettine
Era la prima udienza ed è già stata rinviata. È stata aggiornata al prossimo 24 settembre, infatti, l’udienza sull’inchiesta Ruby Ter, che vede indagate 34 persone, tra cui anche Silvio Berlusconi . L’udienza era stata fissata per decidere se inviare o meno al Parlamento la richiesta di autorizzazione all’utilizzo di undici telefonate intercettate tra l’ex premier e due ragazze coinvolte nella stessa inchiesta: Iris Berardi e Barbara Guerra. Tuttavia,il legale dell’ex premier, l’avvocato Federico Cecconi, ha sollevato istanza di incopatibilità del gip Stefania Donadeo: si tratta infatti dello stesso giudice che nel 2012-2013 aveva autorizzato quelle intercettazioni.
Le telefonate tra Berlusconi e le due olgettine erano contenute, infatti, in un’altra indagine poi archiviata. Parlando al telefono con l’ex cavaliere le due ragazze avevano assicurato un comportamento favorevole nella loro testimonianza al processo Ruby bis in cambio di denaro e vantaggi: è per questo motivo che in un secondo momento erano state recuperate dai pm e inserite nel fascicolo oggi arrivato all’udienza preliminare.
Il gip, dopo l’istanza della difesa, ha fissato un’udienza per il 24 settembre, nella quale la procura dovrebbe replicare alla questione posta dal legale. Solò dopo il gip, deciderà se mandare o meno gli atti alla Corte costituzionale per decidere se il giudice Donadeo è incompatibile o men. Nel primo caso la richiesta di rinvio a giudizio del “Ruby ter”, si bloccherebbe in attesa della decisione della Corte. In caso contrario, invece, si dovrà discutere se inviare o no al Parlamento la richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni. All’epoca dei fatti Berlusconi era infatti un parlamentare. Gli inquirenti, tuttavia, avevano messo sotto controllo i telefoni delle due ragazze e non quello dell’ex premier.