Tra il 2008 e il 2014 i governi dell’Eurozona hanno speso per salvare e sostenere in vari modi le banche un totale di 800 miliardi di euro, pari all’8 per cento del Pil della Ue. E finora gli istituti ne hanno restituito poco più del 40%. A fare i conti è la Banca centrale europea, nel bollettino economico diffuso giovedì. L’Eurotower spiega che anche per questo motivo il rapporto debito/pil dei Paesi dell’area euro è esploso aumentando dal 65 al 92%. In media l’impatto sul debito degli interventi a sostegno del settore finanziario è stato pari a 4,8 punti di Pil, ma pesano gli esborsi pesantissimi sostenuti da Irlanda, Grecia, Cipro e Slovenia, dove l’incremento ha toccato il 20%.
Un impatto “forte” è stato osservato anche in Germania, come conseguenza delle misure adottate agli inizi della crisi, e in Austria e Portogallo a causa di interventi più recenti. In Italia e Francia, invece, l’effetto è stato quasi nullo. Come rivendicato più volte da Bankitalia, gli aiuti governativi concessi agli istituti italiani si sono infatti limitati, ufficialmente, ai circa 4 miliardi di euro andati al Monte dei Paschi di Siena sotto forma di Monti bond. Mentre le banche tedesche hanno ottenuto quasi 250 miliardi di aiuti, quelle spagnole 60, quelle irlandesi e dei Paesi Bassi 50, quelle greche 40.
Quanto ai “tassi di recupero“, vale a dire la quota di attività che i governi sono riusciti a rivendere, “stanno aumentando ma rimangono relativamente bassi rispetto ai parametri storici”. Finora, a otto anni dallo scoppio della crisi, “solo una piccola parte dei costi fiscali sostenuti dall’area dell’euro è stata recuperata”, sottolinea l’istituzione di Francoforte. Tra ricavi dalle attività vendute e dividendi o interessi incassati, nei forzieri degli Stati sono tornati meno di 400 miliardi su 800. Un risultato deludente, nota la Bce, visto che per esempio “la Svezia era riuscita a recuperare quasi il 95% delle uscite di bilancio cinque anni dopo la crisi iniziata nel 1991″.
Roma, Parigi e il Lussemburgo, stando ai dati di Francoforte, hanno derivato dalle misure di assistenza finanziaria entrate cumulate “persino lievemente superiori alle uscite”. Come è noto, i Monti bond sono stati per la maggior parte restituiti. Ma quelli che l’istituto senese ha ancora in pancia hanno fatto sì che Mps, in seguito al rosso di bilancio registrato lo scorso anno, dovesse pagare gli interessi dovuti allo Stato in azioni, costringendo il Tesoro a diventarne azionista. Grecia, Cipro e Slovenia hanno invece visto peggiorare notevolmente il saldo di bilancio come conseguenza delle misure di sostegno, con un impatto cumulato sul disavanzo compreso fra l’8 e il 13% del Pil nel periodo 2008-2014.