Nel 2014 la deputata di Forza Italia diventa editrice rilevando le due riviste specializzate. Un anno dopo già taglia i compensi ai contributors delle testate. Inclusi quelli dell'ex segretario del Pd
Puoi vedere il bicchiere mezzo vuoto: Daniela Santanchè non paga da mesi i collaboratori delle sue testate e fa pagare all’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti italiani, circa un terzo dello stipendio dei suoi giornalisti. Lei lo vede mezzo pieno: “Continuo a credere nei giornali e ho deciso di non licenziare nessuno, nelle mie testate. Per farlo, ho firmato con il sindacato un accordo di solidarietà”.
Questa storia comincia il 1° aprile 2014, quando Daniela Santanchè, politica di Forza Italia e donna d’affari, diventa anche editrice. E non è un pesce d’aprile: rileva due testate, Ciak e Pc professionale, dalla Mondadori che se ne voleva disfare. Le aggiunge a Villegiardini, comprata nell’autunno 2013, e dà vita a Visibilia Editore, che affianca a Visibilia, la sua società che raccoglie pubblicità. Rilascia subito dichiarazioni ottimistiche, in cui dice di credere nel futuro dei giornali, malgrado la crisi che taglia le copie vendute e riduce la pubblicità raccolta. “Sono orgogliosa”, dice nel maggio 2014 al festival di Cannes, “di essere qui. Ho acquisito Ciak perché sono un imprenditore che crede allo sviluppo di questa rivista in maniera verticale e di nicchia. Mentre molti licenziano, io ho assunto 18 giornalisti e ho confermato la direzione di Piera Detassis che stimo molto. Credo occorra portare su Ciak il lusso e il glamour che è un settore estremamente interessante. Per ora, solo in questo numero, abbiamo aumentato il trend pubblicitario del 200 per cento e siamo solo all’inizio”. Obiettivo dichiarato: portare le vendite da 35mila a 50mila copie.
Non va come sperato, per la storica rivista di cinema diretta da Piera Detassis fin dal 1997 e per Pc professionale, rivista specializzata rivolta agli appassionati e ai professionisti del personal computer. Le due testate sono realizzate da due redazioni composte rispettivamente da quattro e sei giornalisti, oltre i direttori (Detassis e Giorgio Panzeri) e un gran numero di collaboratori esterni. Molti di questi hanno smesso di ricevere i pagamenti. C’è chi li aspetta dal febbraio 2015, chi dal dicembre 2014. Nessun seguito alle e-mail di sollecito, nessuna risposta al telefono. Intanto l’azienda apre una trattativa con le redazioni, proponendo un contratto di solidarietà: riduzione dell’orario di lavoro del 30 per cento, con una pari riduzione dello stipendio, che viene però quasi del tutto integrato dall’apposito fondo dell’Inpgi. La trattativa viene condotta dall’Associazione lombarda dei giornalisti, l’articolazione locale del sindacato dei giornalisti, a cui Visibilia Editore prospetta una situazione nera: i ricavi del 2014 (4,5 milioni di euro) producono un bilancio in perdita e sono destinati a calare del 10 per cento nel 2015 e di un ulteriore 10 per cento nel 2016.
Il 30 luglio viene firmato l’accordo: è dichiarato lo stato di crisi, i dieci giornalisti accettano la riduzione di orario e stipendio, l’Inpgi paga, l’editore s’impegna a non licenziare nessuno e a pagare i collaboratori, regolarizzando anche il pregresso. Questa parte dell’accordo, finora, non è stata realizzata. “Ma noi abbiamo mantenuto il patto stretto con le redazioni quando abbiamo acquisito le testate”, protesta Santanchè. “Abbiamo tenuto in vita due giornali che Mondadori voleva chiudere, non abbiamo licenziato nessuno, abbiamo lasciato piena autonomia giornalistica alla redazione e ai due direttori, in particolare a Piera Detassis”. E i pagamenti ai collaboratori? “Abbiamo sospeso i pagamenti a quelli di cui volevamo fare a meno”, confessa. Tra questi c’è anche Walter Veltroni, da tempo collaboratore di Ciak? “A Veltroni ho telefonato io”, risponde Santanchè, “per dirgli che sarei stata contenta di continuare a pubblicare i suoi interventi, ma che non eravamo più in grado di pagarli. Lui mi ha risposto che ci avrebbe pensato. Mi risulta che abbia comunque continuato a scrivere. Anche se ora forse è più interessato al calcio che non al cinema”.
Com’è la situazione economica della Visibilia Editore? Difficile da decifrare. La società è quotata in Borsa, perché è nata da una fusione con Pms, società di consulenza già sul listino Aim di Milano. Dunque è tenuta a depositare bilanci e fornire cifre e relazioni. Ebbene, le cifre del 2014 indicano una perdita di bilancio di ben 2 milioni e 74mila euro. “Ma è l’effetto della svalutazione della società che è stata necessaria perché abbiamo dismesso Sel Press, che realizzava rassegne stampa”, spiega Daniela Santanché, che si mostra tranquilla: “Continuo a credere nei giornali di nicchia e i conti, faticosamente, li mettiamo a posto. Quest’anno poi si è arrestata anche la discesa di Visibilia pubblicità”. Meno tranquilli i collaboratori, che continuano ad aspettare mesi di compensi arretrati.
Da Il Fatto Quotidiano del 16 settembre 2015